Morto Ruggero Badano: uomo giusto
Se n’è andato poco fa. Ha raggiunto la sua Chiara, il nostro Ruggero. L’avevo sentito ieri al telefono: solo un sospiro, in verità; mia sorella che gli era accanto ha detto che provava a parlarmi, ma non ce la faceva.
Se ne va un pezzetto di me. Uno dei migliori. Abbiamo condiviso tante avventure, in India come in Egitto, a Londra come a Rio De Janeiro… E ovunque “Rouge”, come lo chiamavamo mia sorella ed io, viveva quel particolare presente con la tranquilla normalità di chi non fa distinzioni fra l’innaffiare le piante del suo giardino o parlare davanti a migliaia di giovani.
Lui e Maria Teresa erano uno spettacolo quando si mettevano: tipo Sandra e Raimondo per capirsi, ma con un surplus d’amore che non sembrava aver radici su questa terra, ma in quell’altrove dove da ormai quasi trent’anni è domiciliata sua figlia, la sua e nostra Chiara Luce. «Adesso ti lascio andare» – gli ha sussurrato Teresa poco prima dell’epilogo, e l’impressione è che lui non aspettasse che quell’affettuoso e straziante nullaosta, per congedarsi, con quella serenità che aveva saputo guadagnarsi in tutta una vita, anche con questi ultimi mesi di sofferenze e di rinunce.
Mi mancherà da morire. Mi mancheranno le sue battutine a fil di voce, i suoi “mah” e i suoi “e vabbè”, pronunciati scuotendo il testone bianco. Mi mancheranno quei suoi sguardi seri che tirava fuori ogni volta che qualcuno voleva farsi una foto con lui. Mi mancherà il suo stupore davanti alle meraviglie del mondo, la sua umiltà e quelle sue espressioni goduriose davanti a un tagliere di salumi o a un bel bicchiere di rosso. Perché solo un uomo che ha saputo affrontare grandi tragedie, sa godere davvero delle piccole cose. Anche in questo è sempre stato un camionista, il nostro Rouge: un uomo semplice e d’immenso buon senso, di poche parole (in questo era identico a sua figlia), ma sempre giuste, sempre al momento giusto. Semplicemente, mi sa, perché era “giusto” lui.