Morti nella campagna elettorale

Il Togo è tornato alla violenza lunedì, quando due persone hanno perso la vita nella città di Sokode come preludio alla campagna per l'organizzazione delle elezioni parlamentari del 20 dicembre  
(AP Photo/Seth Wenig)

Lunedi 10 dicembre 2018, Sokode, nel nord del Paese, è stato teatro di scontri tra giovani manifestanti e polizia. Una coalizione di opposizione, che sta boicottando le elezioni legislative programmate per il 20 dicembre, ha chiesto che le proteste facciano sospendere il voto. Due sono i morti, molti i feriti e diversi gli arresti, ha detto il ministro della Sicurezza. Sabato scorso, le violenze avevano già ucciso almeno due persone secondo le autorità, tre secondo l’opposizione a Lomé. Quattro membri della polizia sono rimasti feriti e 28 manifestanti sono stati arrestati, ha aggiunto il governo in una dichiarazione rilasciata sabato sera.

L’opposizione non si muove. Nei prossimi giorni sono previsti diversi incontri pacifici, tra cui «un grande raduno di cittadini per la resistenza», domenica 16 dicembre a Lomé. Queste proteste arrivano dopo un anno di crisi politica e il fallimento dei negoziati tra il governo e l’opposizione, sotto gli auspici della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas). Ma come avrebbe potuto essere altrimenti, dal momento che tutti (o quasi) i presidenti amano il sogno di restare al potere il più a lungo possibile?

Come promemoria occorre saputo che il Togo sta attraversando una grave crisi politica da oltre un anno, con massicce dimostrazioni che chiedono le dimissioni del presidente Faure Gnassingbé. Quest’ultimo, che ha già fatto per due mandati, vuole cambiare la costituzione per riproporre “l’eternità familiare”, seguendo l’esempio del padre, che aveva guidato il Togo con un pugno di ferro per trentotto anni.

 

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