Morosini, anche il tifo può uccidere

Alcuni sostenitori del Verona hanno intonato insulti contro il giocatore del Livorno morto lo scorso aprile in campo. Quando si riuscirà a mettere fine a questa vergogna?
Morosini

Ma come si sarà sentita Anna, la fidanzata di Piermario Morosini, nel venire a conoscenza che alcuni “bravi signori” hanno offeso la memoria del calciatore del Livorno morto nell’aprile scorso a causa di un malore occorsogli durante una partita? Probabilmente, è stato come perderlo un’altra volta. E con lei, hanno perso anche tutti quelli che credono in un calcio migliore.

Sì, perché sarebbe troppo facile commentare l’accaduto rifugiandosi nel fatto che in fondo, tra le centinaia di tifosi del Verona accorsi in massa a Livorno, a intonare il coro «Morosini pezzo di m….» è stata soltanto una manciata di “bravi signori”. Cinque, dieci, venti persone (anche se è davvero difficile definirle tali) sono comunque troppe: offendere il povero Piermario solo perché indossava i colori di un’acerrima rivale rappresenta l’ennesima vergogna – una delle più inquietanti – che fanno da cornice al nostro calcio.

Immediate (e ci mancherebbe altro) le scuse da parte del club gialloblù, mentre la giunta comunale di Verona ha deciso di costituirsi parte civile nel caso in cui i responsabili di questa triste vicenda siano individuati, devolvendo in beneficenza l’eventuale risarcimento. Eppure, leggendo alcune frasi presenti nei comunicati stampa della società scaligera e di Palazzo Barbieri (il municipio veronese) resta un po’ di amaro in bocca, soprattutto se associate a una serie di eventi accaduti nel recente passato che hanno visto protagonisti l’Hellas, il suo allenatore e i suoi supporter.
 
Il club, infatti, ha definito la propria tifoseria «sostenitrice impeccabile dei nostri colori»: se saluti romani e slogan nazisti, che fanno da corredo a ogni partita del Verona, sono impeccabili, allora che cosa non lo è? Il sindaco scaligero, Flavio Tosi, ha dichiarato invece che «sfottò e insulti da stadio ci possono stare, fanno parte del clima»: bisogna però capire cosa intende lui per sfottò e insulti da stadio, dato che poco più di un anno fa, alla serata di presentazione del Verona 2011/2012, sorrise divertito mentre i sostenitori gialloblù (guidati da un direttore d’orchestra del tutto particolare: il tecnico scaligero Andrea Mandorlini) intonavano cori anti-meridionali.

Semplici prese in giro o manifestazioni discriminatorie? E a proposito di «terroni», lo stesso Mandorlini non è certo un esempio di tolleranza e rispetto: nel giugno 2011, prima e dopo la finale (poi vinta) dei playoff di Prima Divisione con la Salernitana, si era esibito in cori offensivi contro campani e meridionali in genere, mentre la settimana scorsa si è dichiarato «orgoglioso di essere un nemico giurato del Livorno», andando poi a esultare sotto la curva avversaria con tanto di dito medio alzato in occasione del secondo gol dei gialloblù al «Picchi».
 
Sarà che i tifosi del Verona, quelli veri, non si sentano anch’essi sconfitti, al pari di chi crede in un calcio migliore? Se istituzioni e addetti ai lavori non danno fino in fondo il buon esempio, quante fidanzate, madri, mogli si sentiranno ancora offese dai cori di certi “bravi signori”?

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