Morandi e Rovazzi, voli transgenerazionali

Uno dei singoli più ascoltati e venduti del momento si intitola “Volare”. Nulla a che vedere con il memorabile capolavoro di Modugno e Migliacci; questa è una canzoncina estiva che si sta proponendo tra i tormentoni di questa imminente estate. A proporla in un’inedita accoppiata, il sempre più lanciato Rovazzi e il sempreverde Morandi.
Fabio Rovazzi

Un incontro nato su Facebook ha generato uno dei brani più visti ed ascoltati di questo scampolo di stagione. Li accomuna la simpatia e l’estroversione contagiosa, il gusto per un pop sbarazzino che riporta il teen-idol di oggi ai ruggenti Sessanta in cui il giovinotto di Monghidoro sgomitava tra gli eroi di quella che si definiva la “musica leggera” dell’epoca.

Fabio Rovazzi è nato nel ’94 a Milano. Morandi è un romagnolo classe ’44. Cinquant’anni ci passano, mica bruscolini… Epperò insieme funzionano eccome. E per un bel po’ di motivi: perché sono credibili e questa non sembra una mera operazione di mercato (anche se forse lo è stata); poi perché, comunque sia, l’idea di mettere insieme due generazioni così diverse sottolinea come certi consunti cliché non abbiano oggi più ragion d’essere; e infine, perché la canzone è perfetta per essere indossata da entrambi, sia pure con un piglio diverso.

Un quattro quarti danzereccio, sostenuto da un sint molto plastificato, basta a dare il ritmo e l’atmosfera giusta per un hit stagionale. Il resto lo fanno due voci perfettamente complementari: quella ironica e giovanilista di Fabio e quella più matura del Gianni nazionale. Non è propriamente un duetto, o meglio, lo è senza sembrarlo; o se si preferisce, senza lasciarsi zavorrare dalla prevedibilità di quest’ambito.

Risultato: oltre trenta milioni di visualizzazioni in tre settimane, e su quest’onda, l’ospitata di Morandi nel primo film che il vulcanico milanese ha già in cantiere. Una nuova coppia di fatto, o solo una trovata per scampare alla routine? Propendo per la seconda ipotesi, ma sarà solo il tempo a chiarirlo.

Se nel progetto in comune con Baglioni Morandi voleva soprattutto ribadire il suo desiderio di confronto con un collega (e pure Rovazzi s’è trovato in situazioni con Fedez e J-Ax), ora i due paiono voler ribadire, e non solo a se stessi, il loro desiderio di condivisione con l’alterità. D’accordo, forse lo scenario è un po’ troppo alto per essere riferito a una canzonetta, ma non credo sia del tutto infondato o insostenibile.

Ovviamente Volare non ha alcuna presunzione sociologica; se non quella davvero elementare di ribadire l’opportunità e l’urgenza di ritrovare la preziosità dei dialoghi intergenerazionali, laddove il tipico idealismo giovanilista (scanzonato o tormentato che sia) può incontrare l’esperienza (scanzonata o tormentata che sia), e tutto ciò può avvenire solo se si è muniti di due strumenti fondamentali: il rispetto reciproco e una buona dosa d’ironia. Fabio e Gianni ci han messo l’uno e l’altra, e tutto ciò forse, offre un motivo in più per spiegarci perché questa Volare continuerà ad intasare l’etere ancora per un bel po’.

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