Monza l’ultimo tempio

Tra passato e presente si è disputata ieri l’83ª edizione del Gran Premio d’Italia. Vittoria di Hamilton su Perez e Alonso, che consolida il primato nel mondiale
Alonso - Ferrari

Oggi il mondo va di fretta. L’unita di misura del tempo è l’istante e non c’è quasi più spazio per il passato e la tradizione. La Formula 1 è figlia di un'epoca globale: i capitali vengono da Est, profumano di petrolio e di potenza economica. Nuovi ed avveniristici circuiti hanno contribuito ad allungare il calendario facendo a spallate con gli autodromi storici del circo della velocità, alcuni dei quali sono stati invitati a farsi da parte. Nel 2002, il circuito tedesco di Hockenheim subì una pesante ristrutturazione per volere del patron della Formula 1 Bernie Ecclestone. Il motivo? Nelle quattro sezioni rettilinee dell’autodromo, pochi erano i siti dove installare ampi spazi pubblicitari.

Dal 1922, la seconda domenica di settembre, il Gran Premio d’Italia vive, anzi rivive. Monza è l’ultimo baluardo della velocità, il tempio dove la Formula 1 riscopre le sue origini, una chiesa dove la Ferrari e il cavallino rampante sono gli oggetti di un culto a sfondo motoristico. Per vedere “le rosse” sfrecciare a Monza, si scomodava perfino Enzo Ferrari, “il drago”, che al massimo usciva da Maranello per passare le vacanze sulla riviera romagnola. Ieri, si sono scomodati novantamila spettatori e il biglietto più economico costava ottanta euro.

Ha vinto Hamilton, ma poco (o forse molto) importa, perché sul podio c’era Alonso e la festa è stata tutta per lui. Fernando doveva sfatare i fantasmi del pauroso incidente subito a pochi metri dalla partenza del Gran Premio del Belgio, dove la Lotus di Gosjean aveva pericolosamente travolto la sua Ferrari. Ci è riuscito alla sua maniera: attaccando, così dopo dieci giri era già in quinta posizione con Vettel nel mirino. Dopo il ritiro di Button (problemi al pescaggio benzina) e il valzer dei pit-stop, Massa e Alonso erano virtualmente in seconda e terza posizione, mentre Hamilton ormai rimaneva saldamente al comando. In pochi avevano fatto i conti con il velocissimo messicano Sergio Perez, pilota del vivaio Ferrari, attualmente in prestito alla Sauber. Come nei cartoni, “Speedy Perez” ha raggiunto e infilato con facilità i due piloti di Maranello. Troppo tardi però per agganciare la McLaren di Hamilton.

Sotto il podio è scoppiata l’intramontabile festa dei tifosi. Il rosso in pole position ha fatto da sfondo alla solennità del popolo dei motori. Una comunità apolitica, priva di fazioni, ma ricca di bandiere diverse, unita da quella inebriante passione per il brivido della velocità. Solo a Monza ormai la Formula 1 ritorna al suo stato di natura. Solo a Monza velocità sta a competizione come tradizione sta a gioiosa aggregazione.

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