Monsieur Batignole

Sappiamo poco in Italia del cinema francese. Solo le opere di maggior successo arrivano da noi e ci fanno scoprire, a volte, nomi e talenti che ignoravamo. È il caso di questo film, che in patria ha trovato la simpatia di un grandissimo numero di spettatori. Autore ed interprete principale è Gérard Jugnot, già alla sua ottava regia. È una commedia dolceamara nella Francia del ’42, occupata dai nazisti, che riesce a parlare di fatti drammatici in chiave leggera e con umorismo gentile. Risulta piacevole, perché non ricorre a scene violente, anche se non tratta certo con i guanti né i tedeschi né i collaborazionisti, presentati come maschere ridicole. A Parigi un salumiere di poco più di cinquant’anni, mezzo collaborazionista, è causa, piuttosto involontaria, dell’arresto di una famiglia di ebrei. Si trova, poi, nella necessità di aiutarne il figlioletto di otto anni, unico scampato, a nascondersi e a fuggire in Svizzera, rischiando grosso. Un aspetto convincente del racconto è l’aver evidenziato i difetti delle vittime e del protagonista, anche se questo compie una scelta veramente eroica. Il bambino è istruito, ma viziato e invadente, a tratti arrogante. E il salumiere è un uomo ordinario, accomodante: uno di quei tipi che non vorrebbero aver grane. Proprio come succede nella realtà, dove le persone perfette non sono facili a trovarsi. Così l’atto di altruismo ha una base del tutto verosimile ed è ciò che alla fine lascia soddisfatto lo spettatore, perché ne avverte l’autenticità. E l’opera ha anche il pregio di denunciare, nel suo insieme, le responsabilità dei razzisti di quegli anni. Regia di Gérard Jugnot; con Gérard Jugnot, Jules Sitruk.

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