Mongol
Kolossal di oltre due ore, di produzione internazionale, è il primo di tre film su Gengis Khan, il grande condottiero che agli inizi del 1200 fondò uno degli imperi più vasti della storia. È notevole il contrasto tra l’immagine, tramandataci, del conquistatore spietato e quella, che ci si presenta, del combattente risoluto ma umano, che si lasciò spingere da un grande amore per la sposa, rispettò i princìpi fondamentali della fedeltà e della riconoscenza, riuscì a riunire le tribù mongole in lotta tra loro. L’idea del regista russo Sergej Bodrov di presentarlo sotto questa luce non era scontata nella sua patria, dove, come da noi, non si ha una considerazione troppo positiva del terribile Khan. Invece, è stata ben accolta in Mongolia, dove sono comprensibili il ripensamento e la rivalutazione sulle proprie origini. Mongol è uno spettacolo valido, non solo per la possibilità di simili Cinema considerazioni storiche, ma anche per l’originalità dello stile. Esso, grazie anche alle mirabili panoramiche sulle distese desolate o sulle imponenti scene belliche, può raggiungere un vasto pubblico occidentale. Va però notato che il film mostra, inconfondibilmente, un’ot tica orientale nel modo di raccontare gli avvenimenti. I personaggi, infatti, i cui rapporti sono a volte molto tesi ma sempre controllati alla maniera asiatica, ricordano quelli di Kurosawa. E l’evoluzione dei grandi combattimenti, pur nella ferocia mostrata, hanno qualcosa di solenne e maestoso, che rievoca quelli stilisticamente eleganti di certe opere di Zhang Yimou. Il film appare dunque una rappresentazione godibile di un periodo lontano e di una regione remota, dei quali in genere, in Occidente, c’è una scarsa conoscenza. Regia di Sergej Bodrov; con Tadanobu Asano, Odnyam Odsuren, Honglei Sun, Khulan Chuluun.