Il mondo di Roland Petit all’Opera di Roma
Fil rouge del trittico di balletto “Soirée Roland Petit” è il tema dell’amore e quello della morte. Raccontato da quel grande coreografo che è stato e rimane Roland Petit. Rappresentativi della sua creatività che ha segnato un’epoca, sono i tre titoli scelti da Eleonora Abbagnato per il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma da lei diretto: “L’Arlésienne”, “Le Jeune Homme et la Mort”, e “Carmen”. A questi balletti, e al suo autore, è particolarmente legata la nostra ètoile dell’Opéra de Paris: «Il mio inizio a 11 anni con Petit – ha dichiarato la – è stato folgorante, conoscevo già tutti i suoi balletti a memoria. Ho danzato tante volte qui al Teatro dell’Opera come ospite alcuni titoli del grande maestro, ma oggi è diverso, danzerò con la nostra Compagnia, con i nostri talenti. Sono tre titoli che ho nel cuore: con “Carmen” sono stata nominata étoile, con “L’Arlésienne” ho un legame speciale, e con “Le Jeune Homme et la Mort” festeggio oggi i 20 anni che interpreto questo ruolo».
Ed eccola di nuovo in scena, accanto all’étoile dell’Opera di Parigi Stéphane Bullion, incarnare la glaciale fanciulla vestita di giallo e con guanti neri – la Morte –, nella celebre coreografia che rese famoso l’allora poco più che ventenne Petit e la moglie Zizi Jeanmarie, la prima interprete. Balletto drammatico in un atto creato per i Ballets des Champs-Elysées che debutta il 25 giugno 1946 al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, è un’opera-simbolo dell’esistenzialismo francese del Dopoguerra. Ricavato da un soggetto di Jean Cocteau scritto proprio per Petit, ha avuto grandi e mitici interpreti a cominciare da Babilé nel 1946, a Nureyev in un film per la televisione, a Baryshnikov, Ivan Vasiliev, Roberto Bolle, Yonah Acosta, e molti altri, fino a Luigi Bonino, oggi supervisore della coreografia. Il mimodramma descrive la disperazione di un giovane artista solitario, attanagliato da un’angoscia e una noia esistenziale – quel “mal de vivre” che è, insieme, infelicità e sentimento estremo – il quale, sedotto dalla Morte, con la quale ingaggia una lotta avvincente, finisce per impiccarsi prima che questa torni sotto altre sembianze – in elegante abito bianco lungo, guanti rossi, e una maschera sul volto – per prenderselo e volare via attraverso i comignoli di una Parigi notturna in cui campeggia l’insegna pubblicitaria della Citroen. La scena è un disordinato atelier parigino con dei quadri, un letto, un tavolo e le immancabili sedie care a Petit. Sulla partitura di una “Passacaglia in do minore” di Bach, il ragazzo, vestito con una salopette blu, si dà anima e corpo all’estrema visitatrice che inizialmente appare nobile e fiera.
“Carmen” è la creazione che Petit stesso reputò più importante. Perché con essa, per la prima volta, egli adottò un linguaggio nuovo, moderno, controcorrente, col quale usava il corpo umano in modo insolito, scavalcando il linguaggio accademico. Il balletto debuttò nel 1949 al Prince’s Theatre di Londra con Les Ballets de Paris, consacrandolo come coreografo e lanciando una nuova stella: Zizi Jeanmarie, moglie e musa, splendida interprete dell’inafferrabile mito femminile. Molte le ballerine che si sono via via susseguite nel ruolo della femme fatale: da Viviana Durante ad Alessandra Ferri, a Sylvie Guillem, a Polina Semionova, e ora a incarnare la donna libera e tentatrice della novella di Merimèe, c’è l’étoile ospite Natasha Kusch.
La rivisitazione di Petit della celebre vicenda immortalata dalla musica di George Bizet, gronda passionalità pur nella stilizzazione della coreografia e delle bellissime scenografie di Antoni Clavé. Ad accompagnare la sensuale eleganza di Natasha Kusch c’è Michele Satriano (nelle repliche la coppia Rebecca Bianchi e Claudio Cocino) nel ruolo di don José, del quale Petit ne fa un triste ed affascinante gentiluomo che si lascia irretire da una banditesca combriccola. José seduce Carmen e interpreta con lei uno dei più straordinari e passionali passi a due della storia del balletto, corpi voluttuosi che si inseguono e si avvinghiano, trasformandosi in lottatori. Quando lui la uccide accade come in un confronto da corrida. Ne esce trionfatore con un lancio festoso di cappelli che provengono dall’arena. Sfrenato e insolente il balletto si adegua ai tempi: sigaraia e banditi stanno tra il punk e “West Side Story”. E non mancano sigarette e maliziose guepiéres. Non si prescinde però dalla Spagna, da Siviglia, da Merimèe e da Bizet, dalla cui celebre partitura Petit estrapola alcuni significativi brani accostandoli liberamente in un collage musicale. Ecco allora Petit smontare con stile impeccabile la mitologia della bella gitana e del soldato travolto dal male, e dà la vittoria a chi nasce sconfitto, ovvero al bel tenebroso di cui il toreador è la folle controfigura.
L’altra vicenda drammatica, legata anch’essa dal tema dell’amore e dalle note di Georges Bizet, è “L’Arlésienne” dal racconto di Alphonse Daudet, qui interpretata dalla coppia Rebecca Bianchi e Alessio Rezza. Il poetico e struggente balletto ispirato al tema romantico di una passione che porta alla follia fino alla morte, vive sul fiammeggiante fondale di un paesaggio alla Van Gogh per la festa paesana – un campo di grano giallo-oro sotto un sole infuocato coi colori spinti fino al parossismo -, e con i tremori e i palpiti del personaggio di Vivette incapace di fermare l’amato Frédéri innamorato dell’ombra-ossessione della “sua” Arlesiana. L’azione si svolge nella giornata della festa di Sant’Eligio: nella piazza del paese, mentre gli amici (8 coppie) di Vivette e Frédéri danzano gioiosi, i due protagonisti promessi sposi non riescono ad amarsi. L’infelice giovane, dopo una danza travolgente segnata dalla pazzia, finirà col lanciarsi nel vuoto da una grande finestra inseguito dal fantasma della sua mente.
“Soirée Roland Petit”, balletti di Roland Petit, ripresi da Luigi Bonino, luci Jean-Michel Désiré.
“L’Arlésienne”, musica Georges Bizet, scene René Allio, costumi Christine Laurent.
“Le Jeune Homme et la Mort”, musica Johann Sebastian Bach, scene Georges Wakhévitch, costumi Jean Cocteau e Christian Bérard.
“Carmen, musica Georges Bizet, scene e Costumi Antoni Clavé.
Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
Musiche su base registrata dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.
Dall’8 al 14 settembre 2017.