Il mondo alla rovescia di Davos

Trump, la May e tanti altri pensano che si debbano favorire i nazionalismi e i protezionismi, menhtre Xi (e in fondo anche Putin) si fa paladino del libero mercato, anche se nei fatti opera ancora da nazionalista e da protezionista.
AP Photo/Michel Euler

Non è che poi il Forum sulle montagne svizzere sia un concentrato di geni, né tantomeno di profeti. Lo scorso anno nessuno aveva ipotizzato la Brexit o il ciclone Trump. Ma è un concentrato di potenti o ex-potenti, con una dose mediatica di attori e cantanti necessaria per occupare spazio nei tiggì del mondo intero.

Quest’anno s’assiste a un balletto insolito. Mentre Theresa May detta la linea dura per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue e Trump applaude alla scelta britannica, mentre Obama negli ultimi giorni della sua presidenza legifera a tutto spiano per mettere i bastoni tra le ruote del suo successore, e mentre Germania e Italia litigano per il dieselgate e per 3,4 miliardi di euro di correzione del nostro bilancio (ma i popolari tedeschi hanno disciplinatamente votato a favore di Antonio Tajani per la presidenza del Parlamento europeo), a Davos è andato di scena il ribaltamento del mondo.

Xi Jinping, leader cinese, ha in effetti rivolto all’assemblea un discorso che poteva essere stato pronunciato l’anno scorso da Obama, ponendosi come paladino del libero mercato e della globalizzazione governata, offrendo alla Ue quella sponda che gli Stati Uniti sembrano voler blindare dietro una politica nazionalista e protezionistica un po’ desueta. La Via della seta si allarga, mentre si restringe la rotta transatlantica. Alla faccia dei diritti dell’uomo, della conquista dell’Africa da parte di Pechino, delle limitazioni poste dai cinesi al web.

Il mondo è ormai multipolare: la presidenza Obama lo ha sancito, scontentando un po’ tutti, ma affermando una svolta attesa da anni, da quel 1989 che distrusse il bipolarismo Usa-Urss e avviò un provvisorio monopolarismo Usa che da subito apparve insostenibile. Oggi siamo così ad un multipolarismo reale (almeno quattro grandi blocchi, o piuttosto 3+1, Usa-Russia-Cina con l’aggiunta della deboluccia e divisa Europa) e le regole politiche globali debbono essere riformulate. Trump, la May e tanti altri pensano che si debbano favorire i nazionalismi e i protezionismi, menhtre Xi (e in fondo anche Putin) si fa paladino del libero mercato, anche se nei fatti opera ancora da nazionalista e da protezionista. Davos non riformulerà le regole, ma sancisce il ribaltamento del mondo. O piuttosto il rimescolamento delle carte. La partita è ancora tutta da giocare, e non è solo il mercato che è in gioco, ma gli umani.

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