Mondiali di pallavolo, l’Italia spera nella medaglia
«La gioia più grande è quella che non era attesa». Questa frase attribuita a Sofocle, uno dei maggiori poeti tragici dell’antica Grecia, sembra essere fatta apposta per descrivere l’emozione che stanno provando in questi ultimi giorni tantissimi appassionati italiani di pallavolo. In effetti, dopo i risultati piuttosto deludenti delle ultime stagioni, erano davvero in pochi a credere che la nostra nazionale femminile potesse recitare quest’anno un ruolo da protagonista ai campionati del mondo. A Rio 2016, ad esempio, in occasione dell’ultima edizione delle Olimpiadi, le azzurre tornarono a casa davvero con “le ossa rotte”.
Due anni fa, dopo essersi riuscite a qualificare solo all’ultimo momento, durante i Giochi le nostre giocatrici diedero vita a una serie di prestazioni davvero deludenti: quattro gare perse e una sola vinta (l’ultima, ormai ininfluente, contro Portorico). Niente qualificazione per i quarti di finale, obiettivo sempre raggiunto nelle tre precedenti occasioni a cinque cerchi, e un nono posto finale che portò di fatto alla fine di un ciclo e alla sostituzione del c.t. Marco Bonitta (l’allenatore che aveva guidato l’Italia sul tetto del mondo ai mondiali del 2002) con Davide Mazzanti.
Lo scorso anno, le cose non sono andate molto meglio. Dopo l’argento conquistato nel Grand Prix, si sperava in un campionato europeo di primo piano. Invece, superato non senza difficoltà il girone eliminatorio, l’Italia fu battuta sonoramente dall’Olanda nei quarti di finale. Certo, la nostra squadra aveva dovuto fare i conti con un paio di assenze pesanti e con la condizione fisica non ottimale di altri elementi importanti, ma la verità, al di là di queste attenuanti, è che le aspettative nella manifestazione più importante della stagione 2017 erano ben altre.
A dirla tutta, anche questo 2018 non era partito nel verso giusto. Nella Nations League, disputata da metà maggio a inizio luglio, le azzurre avevano chiuso al settimo posto, offrendo prestazioni altalenanti. Inevitabile quindi, con queste premesse, che la nazionale italiana non fosse certo indicata tra le favorite della rassegna iridata iniziata in Giappone lo scorso 29 settembre. Invece, partita dopo partita, le nostre giocatrici hanno sfoderato prestazioni sempre più convincenti. Inizialmente il netto 3-0 contro la Bulgaria, poi le vittorie ottenute con lo stesso punteggio prima contro il Canada e poi contro Cuba.
Ok, dicevano in molti, davvero buone performance, ma cosa succederà contro avversarie più quotate? La riprova non si è fatta attendere, e i successi contro la Turchia (un altro 3-0) e contro le campionesse olimpiche in carica della Cina (questa volta per 3-1), hanno cominciato a far ricredere anche i più scettici. La squadra italiana, capitanata da Cristina Chirichella (a 24 anni concentrata e determinata come non mai), ha così superato di slancio la prima parte del torneo iridato, e si è trasferita da Sapporo a Nagoya per le gare valevoli per la seconda fase del mondiale 2018.
Qui l’Italia ha superato in scioltezza prima l’Azerbaigian e la Thailandia (entrambe con un perentorio 3-0), e poi le temibili formazioni della Russia e delle campionesse uscenti degli Stati Uniti (in tutti e due i casi per 3-1), conquistando, così, l’accesso alle final six, ovvero la fase finale di questo mondiale in cui, da domenica prossima, le migliori sei squadre del pianeta (Olanda, Giappone, Serbia, Cina e Stati Uniti le altre nazioni ancora in corsa) lotteranno per cercare di portare a casa una medaglia. Nove partite e nove vittorie per un’Italia che in questa manifestazione ha dimostrato di scendere sempre in campo con l’atteggiamento giusto.
Un team dal forte sapore “multinazionale”, con Miriam Sylla, la giocatrice nata a Palermo ma originaria della Costa d’Avorio, e Paola Egonu, nata a Cittadella (in provincia di Padova) ma di origini nigeriane, che sin qui hanno letteralmente trascinato l’attacco azzurro. Così come un prezioso contributo lo ha dato anche Ofelia Malinov, la palleggiatrice nata a Bergamo ma originaria della Bulgaria, che in questa rassegna iridata sta distribuendo il gioco con estrema saggezza, e che in uno dei pochi passaggi a vuoto (patito per la precisione nella partita contro la Russia) è stata degnamente sostituita da Carlotta Cambi.
Che dire poi di Monica De Gennaro, il nostro libero che si sta confermando davvero eccezionale in difesa, e di Anna Danesi, ai vertici nelle statistiche di rendimento a muro, e di Lucia Bosetti, una giocatrice eclettica, vero e proprio pilastro di questa nazionale, capace nel corso di un match di dare la carica in battuta così come di dominare a muro, di attaccare e di difendere con egual efficacia. Senza dimenticare che il nostro commissario tecnico può contare anche sul talento di Elena Pietrini, una ragazza di appena diciotto anni, potente attaccante che nel prossimo futuro avrà sempre più un posto di primo piano con la maglia azzurra.
La strada verso le medaglie è però ancora lunga. La nazionale guidata da Davide Mazzanti rimarrà adesso a Nagoya, dove si disputeranno i match valevoli per la terza fase del mondiale, quelli che determineranno le quattro squadre che giocheranno poi le semifinali in programma a Yokohama venerdì 19 ottobre e le finali del giorno successivo. Purtroppo, gli orari mattutini della rassegna giapponese non aiutano gli appassionati italiani (i prossimi due match si giocheranno lunedì 15 ottobre alle 12.20 contro il Giappone e martedì 16 alle 09.10 contro la Serbia).
Questo però, non impedisce loro di sognare, magari anche la conquista di una medaglia mondiale. Un’impresa “inattesa”, che alla vigilia sembrava quasi impossibile, ma che proprio per questo costituirebbe, per chi segue la pallavolo, “una gioia ancora più grande”.