Mompracem, l’isola che c’era
Per una volta lasciamoci ispirare da un luogo “letterario” che ha fatto sognare generazioni di giovani.
Per una volta lasciamoci ispirare da un luogo “letterario” che ha fatto sognare generazioni di giovani; un luogo reso celebre da Emilio Salgari, di cui ricorre quest’anno il 150° anniversario della nascita: l’isola di Mompracem, il covo dei formidabili pirati capeggiati da Sandokan e dal suo “fratellino” bianco Yanez.
«Ma non si tratta di un’isola immaginaria, nata dalla fantasia del prolifico scrittore veronese?», obietterà qualcuno. Niente affatto. Salgari aveva scoperto questo nome su una vecchia carta geografica, niente più che un punto a qualche miglio dalle coste occidentali del Borneo.
Mompracem dunque esisteva, o almeno era esistita. Già, perché chi avesse voluto rintracciarla su qualche atlante moderno, non ne avrebbe trovato traccia. Verso la fine del XIX secolo, infatti, sulle carte dapprima ne scompariva il nome, poi la stessa entità geografica. Forse che – novella Atlantide – era stata inghiottita negli abissi del mare? Sembra sia riuscito a sciogliere il mistero un giovane studioso di Salgari, Fabio Negro, dopo cinque anni di ricerche e un’avventurosa puntata in Borneo. Per spiegare la scomparsa di quello che era poco più di uno scoglio emergente dal mare, nel suo recente saggio La riconquista di Mompracem, l’isola che c’era Negro chiama in causa il regime delle maree e la situazione geologica dell’Indonesia, la catastrofica eruzione del Krakatoa, come pure le imponenti battaglie aeree e navali durante l’ultima guerra mondiale. Comparando i risultati di una quadruplice analisi – tecnica, letteraria, linguistica e geografica (avvalendosi anche dell’ispezione satellitare dell’area interessata) –, egli ritiene di identificare oggi Mompracem in Ampa Patches, un banco corallino subacqueo a poche miglia dalle coste occidentali del Borneo.
Sarà meno romantico, ma che importa? Importa – come afferma l’autore – che «Mompracem è esistita davvero, ed esiste ancora oggi, un luogo che Salgari non vide mai ma che seppe descrivere in maniera appassionata e avvincente, quasi fosse stato ospite di quell’isola».