Mitra e nocciole

Ossezia del Sud: un fazzoletto di terra conteso tra georgiani e ossetini del Nord (leggi russi). Una terra di guerrieri e contadini. con Oleg Tesiev, già premier.
Articolo

Volevo visitare nel mio periplo caucasico quel lembo di terra del Sud, al di là delle montagne innevate, che gli ossetini vorrebbero riunire a quella settentrionale: una questione di giustizia storica, secondo loro. Ma non mi è possibile, servono troppi permessi se non voglio tentar la sorte ed entrare come clandestino… cioè nelle condizioni di tutti gli abitanti dell’Ossezia del Sud (secondo i georgiani, ovviamente). Ma in qualche modo quella piccola repubblica riconosciuta se non da pochi simili la visito egualmente, grazie alle parole (e ai sogni a occhi aperti) di un ossetino del Sud per eccellenza: Oleg Tesiev, il politico e il militare, che incontro a Vladikavkaz, capitale dell’Ossezia del Nord. La funzionaria II ministero degli Esteri ci ha preparato un programma a ritmo serrato, in stile sovietico.Ma ora ci si può mettere d’accordo, questa è la differenza. Mi viene attribuita una assistente, Tamara si chiama, che parla perfettamente inglese. Con lei discuto sì dei dettagli della visita, ma soprattutto parlo del suo Paese d’origine, l’Ossezia del Sud, Paese-non-Paese che vive sospeso nel limbo degli accordi internazionali, conteso tra Georgia e Russia, sommerso da infiniti distinguo diplomatici. Un Paese senza attività industriali, al 50 per cento agricolo e al 50… militare! Da qualche decennio è cresciuta in effetti una generazione di uomini che non sa far altro che combattere. È questa la palla al piede della regione. In realtà il possibile conflitto etnico è stato scalzato da quello politico, perché ossetini del Sud e georgiani in realtà riescono ad andare d’accordo e non desiderano creare muri contro muri. Amore e affari non hanno etnia.Ma la politica ha prevalso, la corruzione pure, ed ora ci si ritrova in stato di stallo.Ai russi è possibile entrare in Ossezia del Sud, ma non agli stranieri, perché Mosca non vuol mostrare che in fondo è lei a governare in quel fazzoletto di terra esiguo e senza grandi risorse. Il militare Incontro Oleg Tesiev, che da subito appare un personaggio fuori dal comune, un uomo immortabile sulla celluloide, amico di potenti e umili, di Giulietto Chiesa e di altri intellettuali italiani. Tanti considerano l’Ossezia come divisa in due parti – mi spiega deciso – , ma in realtà è unita da lingua e cultura, oltre che dalla storia. Nel 1992 mi avevano nominato capo di stato maggiore dell’esercito e poi primo premier dell’Ossezia del Sud, non considerata come Stato indipendente ma come una regione autonoma chiamata prima o poi ad unirsi all’Ossezia del Nord. Come tutti i cretini ero ottimista, perché una lobby russo-europea aveva cominciato a guardarci con grande interesse. Oleg Tesiev mi mette subito in guardia: da tanti, su Internet come sui libri scolastici, viene definito un sanguinario e un assassino. E ogni altro tipo di menzogna si è accumulata sulla mia testa, che onore! Una telefonata su skype, una col cellulare, una terza col fisso. Con una struttura muscolare imponente, una barba bianca corta come la capigliatura, con due grandi occhi indagatori in movimento perpetuo, con una voce sonante che sa farsi udire anche in un campo di battaglia, Tesiev occupa ora un modesto ufficio: un vecchio mappamondo, una carta dell’Ossezia unita, tre computer, un cucinino, un divano, uno zaino militare con tanto di fucili, libri e documenti affastellati, una postazione di lavoro che è piuttosto un luogo di conciliaboli. O di trattative politiche. Assieme a lui, occupa l’ufficio la moglie Madina Sagheava. Mentre lui dirige una associazione umanitario- militare ossetina – Iniziativa civile – lei è corrispondente dell’agenzia Itar-Tass. La situazione attuale in Ossezia del Sud è indubbiamente complessa – ci spiega -. La Georgia ha da poco creato un governo alternativo guidato da Dimitrij Sanakoev. Lo conosco, ha ricevuto da me il fucile del combattente quando ero capo di stato maggiore. È un traditore. Condivido quanto Churchill scriveva nella epigrafe del suo La rinascita della Gran Bretagna: Ogni popolo ha il diritto di difendere il suo territorio e di morire per esso. I metodi di far la guerra mutano, la tecnologia porta più in là le frontiere militari, ma i traditori restano tali. Passaggio alla geopolitica: Comunque qualcosa cambia: da poco sono passato in Ossezia del Sud seguendo il tracciato di una nuova condotta proveniente dal Nord: ora abbiamo gas a buon mercato, perché la Georgia ce lo vendeva a un prezzo otto volte superiore a quello di mercato. E accanto al tracciato si stanno stendendo cavi elettrici e fibre ottiche. Più il popolo è piccolo, più ha grandi ambizioni. Il futuro? Bisogna rendere le posizioni più flessibili e fare ciascuno qualche passo indietro: c’è troppa gente stufa della guerra. La nostra associazione ha un paio di slogan: Un posto di lavoro al posto di un mitra e Ogni morte genera un assassino. Vogliamo cambiare la guerra in pace. Il problema è che la nostra posizione non è accettata, a priori. Ricordi tra il serio e il faceto Ricordo – riprende Tesiev – che dopo la guerra del 1992 nessuno ci prestava attenzione. Che fare? Ne ho escogitata una simpatica: ho riunito i giornalisti comunicando loro che avevamo degli ordigni nucleari di origine sovietica! In realtà avevamo costruito dei falsi marchingegni con sinistre apparecchiature elettroniche. In particolare avevamo preparato una sfera che aveva al suo interno un filamento surriscaldato, segno – dicevamo – della presenza di plutonio che ha effetti termici. Ricordo un esperto nucleare giapponese che avvicinò le mani e le ritrasse inorridito: La storia non vi perdonerà, sentenziò. E noi: Ma voi non avete perdonato gli Usa dopo Hiroshima e Nagasaki?. L’imbroglio ha retto per un mese. Felix culpa, non si è più sentito uno sparo nei campi di battaglia! Sono fiero di aver così salvato la vita di circa mille soldati, da una parte e dall’altra. Ma le acque erano finalmente state mosse, e così si giunse al trattato di Dagamys, località vicino a Soci. Nessuno dei rappresentanti dell’Ossezia del Nord voleva sedersi accanto ai georgiani, e allora mi ci misi io accanto a Shevarnadze. Entrò Eltsin già alticcio e sbatté il pugno sul tavolo facendosi pure male: Il conflitto è arrivato alle porte della Russia? È intollerabile! Non usciamo di qui senza un accordo!. Fatto l’accordo, Eltsin alzò il bicchiere di champagne irritato perché non era di cognac e mi chiese: Ti va bene l’accordo?. Risposi: Vivremo e vedremo. I georgiani se ne andarono senza stringermi la mano. Era un gioco delle parti, cosicché Eltsin mi disse perentorio: Lascia perdere. L’ex premier prosegue con foga: Il trattato aveva aperto una grande effervescenza economica e prima dell’avvento al potere di Mikhail Saakashvili il nostro mercato di Tskhinvali portava indirettamente lavoro anche a un milione e duecentomila georgiani. Ci si faceva visita gli uni gli altri, ci sedevamo attorno alle stesse tavole, non pochi matrimoni misti avevano luogo. Poi è arrivato il giovane presidente che aveva delle cose buone in programma, come la lotta a corruzione e criminalità. Ma d’improvviso la Georgia cominciò ad ammassare truppe attorno a Tskhinvali: Noi non ne capivamo il perché – precisa Oleg Tesiev -, visto che le parole di Saakashvili erano all’apparenza concilianti.Aveva una lingua biforcuta, allora, lui che conta antenati anche in Ossezia del Sud! Abbiamo cercato di ammorbidire le posizioni, invano. È scoppiato così il nuovo conflitto: i georgiani hanno perso 200 soldati, noi solo uno. La vendetta mancata Per spiegarmi di che pasta siano fatti, Tesiev torna al 1992, quando una colonna georgiana aveva attaccato dei profughi ossetini del Sud: 35 morti. I miei soldati erano furiosi – racconta ancora – , decisi ad attaccare alcuni villaggi dove pensavano si trovassero questi militari. Ma dalle mie informazioni seppi che se n’erano già andati e che attaccare quei villaggi avrebbe significato solo vendicarsi e far vittime innocenti. Vietai quindi l’attacco. Ma le truppe non volevano ascoltarmi. Tracciai allora una linea tra me e loro. Dissi: Se voi superate questa linea io torno a Vladikavkaz. Nessuno si mosse. La lotta per la libertà sarebbe stata solo una vendetta, e non ci si sarebbe più fermati. Perché Saakashvili ha colpito l’Ossezia del Sud? Si dice che quel fazzoletto di terra sia l’alfabeto dei rapporti tra Georgia e Russia, e forse anche di quelli tra Usa e Russia… Forse gli Usa pensavano che, riconquistando alla Georgia l’Ossezia del Sud – riprende -, quindicimila uomini che sanno fare solo la guerra sarebbero costretti a scappare dall’Ossezia del Sud a quella del Nord, destabilizzando quest’ultima, perché 15 mila uomini armati senza lavoro sono per forza destabilizzanti! Comunque, per uscire dalla crisi, bisogna essere flessibili, non esistono altre soluzioni. Marmo, nocciole e acqua Proprio per dar prova di tale flessibilità, Oleg si è spostato dal campo militare a quello economico, anche se, e mi indica il suo zaino militare, se attaccano l’Ossezia del Sud sono pronti a partire in 15 mila dall’Ossezia del Nord nel giro di venti minuti. Stiamo realizzando un progetto pilota per uno sviluppo economico in condizione estreme – mi spiega -. Se avremo successo, potremo esportare il modello anche in altri territori che escono da gravi conflitti militari. La prima sfida è quella della corruzione, che oggi invade tutto: per questo a capo di questi progetti abbiamo messo gente altamente affidabile. Abbiamo già seminato 20 ettari a nocciole e stiamo avviando delle attività di taglio e commercio di pietra e marmo, di cui la regione è ricca. Stiamo usando dei macchinari usati provenienti da Carrara! Abbiamo poi riserve d’acqua minerale fantastiche, chimicamente ben migliori di quelle europee: la Vittel fa ridere al confronto! Gli sbocchi? Con gli accordi di Daganys si può finalmente passare per il tunnel, e una seconda strada ormai è stata aperta verso l’Ossezia del Nord. Il nostro mercato sarà Mosca: ho buoni contatti col sindaco, che ci ha già fornito di automezzi per la nettezza urbana, per asfaltare, pullman per il trasporto pubblico. I risultati arriveranno a metà 2008. APPENDICE OLTRE LE MONTAGNE L’Ossezia del Sud è una provincia autonoma della Georgia (3.900 km2 per 95 mila abitanti) prevalentemente montuosa e ricca di corsi d’acqua. Notevole l’allevamento ovino. La capitale Tskhinvali (38 mila abitanti) è un notevole mercato agricolo. Dal 1934 al 1961 si chiamò Staliniri. Nel 1992 scoppiò il primo conflitto tra ossetini e georgiani. Il secondo ha avuto luogo nel 2005.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons