Mistero Tariq Ramadan

Colpevole o vittima? Accusato di delitti di ordine sessuale, l’intellettuale svizzero-egiziano rimane uno dei pensatori che più stanno cambiando il mondo musulmano in Europa

Il notissimo teologo-filosofo svizzero, di origini egiziane, Tariq Ramadan, docente anche in Qatar, in Marocco e in Malesia, è stato sospeso questa settimana dal Dipartimento di studi islamici contemporanei del Saint Anthony’s College di Oxford, un istituto universitario finanziato dal Qatar, cucito su misura sull’intellettuale musulmano. Ramadan è un intellettuale vecchia maniera, impegnato in mille gruppi e associazioni, sempre presente nel dibattito pubblico. Tra tutte le sue attività, vanno ricordate la sua presenza in diversi gruppi di lavoro del Parlamento europeo, mentre è presidente dell’organizzazione European Muslim Network con sede a Bruxelles ed è autorevole membro dell’Unione mondiale dei sapienti musulmani.

La decisione dell’istituto di Oxford è stata presa di comune accordo, per permettere a Ramadan di difendersi. L’università ha deciso che tutti i suoi compiti accademici siano ridistribuiti tra i collegi, perché «abbiamo costantemente riconosciuto la gravità delle accuse portate contro il professor Ramadan – precisa l’università –, anche se bisogna insistere sull’importanza del principio di giustizia e del rispetto delle procedure».

Le accuse sono gravi, e riguardano la sfera sessuale. Inutile ripeterle, le si trovano ovunque sul web. Due studentesse svizzere e, sembra, altre due donne, hanno denunciato i suoi comportamenti aggressivi. Molte voci s’uniscono al coro, facendo di tutte le erbe un fascio, legando ad esempio il caso Weinstein e simili, in particolare quello che sta colpendo alcuni politici britannici, con quello che riguarda Ramadan. Certo è che l’intellettuale, nato a Ginevra 55 anni fa, nipote del fondatore dei Fratelli musulmani, quindi di una delle organizzazioni musulmane più discusse dell’inizio millennio, è poco alla volta diventato una figura intellettuale di riferimento per l’intero mondo musulmano europeo, spesso con definizioni altamente esagerate, come «il profeta svizzero», il «salvatore dell’Islam europeo», il «difensore dell’orgoglio arabo». Ma anche nel mondo musulmano non mancano le voci critiche nei suoi confronti, sia tra i conservatori puri e duri, sia tra i più progressisti. Anche nel mondo laico europeo, con il quale Ramadan ama confrontarsi, le reazioni non si sono fatte attendere: ma solo Edgar Morin, che ha scritto due libri a quattro mani con lo stesso Tariq Ramadan, lo difende pubblicamente. Ovviamente via Twitter Tariq Ramadan ha rifiutato tutte le accuse annunciando denunce contro coloro che lo accusano.

Credo che in ogni caso debba essere usata molta prudenza nel giudicare la situazione: la giustizia svizzera farà il suo corso e la sospensione dall’insegnamento a Oxford dà a Ramadan la possibilità di difendersi liberamente. È un suo diritto e un suo dovere, a cui saprà far fronte, tra l’altro attorniandosi di avvocati di primissima levatura. Ma va ripetuto che, prima di una sentenza, che ci si aspetta chiara e rapida, il giudizio deve essere sospeso e soprattutto debbono essere evitati quei luoghi comuni (così frequenti sui social) che da una parte non aspettano altro che le bucce di banana per infierire sui musulmani con una sorta di islamofobia primaria che non ha nulla di razionale, dall’altra vanno stigmatizzati quegli altri luoghi comuni che vogliono che gli arabi siano più violenti in materia sessuale di quanto non lo siano gli europei o gli statunitensi.

Basta gogne mediatiche, ne abbiamo già viste troppe! E non va buttato a mare quanto ha elaborato Ramadan nelle sue ricerche, un tentativo di “conciliare” l’Islam e le sue tradizioni con la cultura “illuministica” europea. Chi volesse approfondire il suo pensiero legga ad esempio Les Musulmans d’occident et l’avenir de l’islam, “I musulmani d’Occidente e l’avvenire dell’Islam”, un libro che cerca di gettare ponti tra le due sponde del Mediterraneo, pur avendo una sua concezione assai discutibile della libertà. Senza dimenticare che le accuse, se vere e verificate, sono gravi.

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