Misericordia in confessionale
Ho seguito la visita del papa a Napoli con grande interesse, anche perché ero venuto a conoscenza del fatto che nelle ultime settimane Bergoglio aveva sconvolto il programma che gli era stato proposto, centrando risolutamente i propri interventi sulle piaghe della città e sulle grandi potenzialità dei suoi abitanti. Le cronache puntuali di Sara Fornaro, che potete leggere qui sotto, danno il tono della visita e sottolineano i suoi principali momenti, oltre che le parole dirompenti del papa.
Mi preme ora sottolineare quella che ormai è una evidenza: anche a Napoli l’anno della misericordia è apparso come una conferma della “rivoluzione morale” introdotta dal pontefice. Non si tratta in soldoni di condannare, ma di amare: la Chiesa, i suoi pastori e in particolare i confessori, dovrebbero smetterla di “porre l’asticella troppo alta” a coloro che cercano il perdono di Dio e degli uomini, pensando piuttosto ad offrire ai singoli un piano inclinato che possa portarli a riemergere dal peccato (anche dalla filiazione alla camorra!), a non soccombere al pessimismo, a ritrovare la speranza di Gesù. Questo piano inclinato è indiscutibilmente la misericordia degli uomini e delle donne, che evidenzia quella di Dio.
Ha stupito anche stavolta la condanna papale, senza se e senza ma, del malaffare, della corruzione, della malavita, di tutte le mafie e di tutte le lobby, della tendenza troppo diffusa a non tenere in nessun conto il bene comune. E nel contempo ha colpito l’attenzione del papa a chi magari è peccatore ma vuole tirarsi fuori…
L’invito ai confessori ad essere più misericordiosi verso le debolezze degli uomini e delle donne va di pari passo con la condanna violenta, della violenza di Dio direi, contro la corruzione a tutti i livelli. Questa è una vera e propria rivoluzione del confessionale: il prete ha da condannare duramente quanto va contro il bene comune, ma ha da accogliere la sofferenza della singola persona con misericordia. Come prima, ma molto più di prima.