Misericordia e diritti, temi comuni per il dialogo cristiano-islamico

Il 27 ottobre si celebra, in Italia, la Giornata del dialogo tra i fedeli delle due religioni. Tante le iniziative in programma, spesso poco note, per lavorare ad un obiettivo comune: la pace
Due donne in dialogo

Si celebra oggi 27 ottobre la XV Giornata di dialogo islamo-cristiano, una iniziativa che ha visto la luce nelle settimane successive ai giorni tragici dell’11 settembre 2001. In quelle settimane ebbe probabilmente inizio quella ‘terza guerra mondiale combattuta a pezzi’ di cui ha parlato papa Francesco, con una gigantesca mobilitazione dell’occidente, sia a livello mediatico che bellico. Solo il tempo dirà quanto questa guerra che spesso si vuole chiamare ‘di religione’ sia stata e possa essere tale o di natura ben più subdola, come qualcuno ormai apertamente ammette. Tuttavia, in modo discreto senza, ovviamente, la visibilità mediatica che cercava ben altre ricette per istigare – spesso continua a farlo – lo ‘scontro’, si cominciò a lavorare anche per la pace, soprattutto attraverso il dialogo fra gli uomini e le donne di fede cristiana e musulmana.

 

Proprio nei giorni successivi al 9/11, in mezzo a molteplici iniziative, nel nostro Paese si avviò anche questa. “Uomini e donne di pace, teologi, giornalisti, studiosi, associazioni, lanciarono con un appello l’idea di una Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico”, scrive sulla rivista Confronti il comitato promotore di questa giornata di incontro e di pace. Si tratta ormai di decine di piccoli avvenimenti, spesso sconosciuti all’opinione pubblica italiana, dipendente dalla quotidiana somministrazione mediatica e, spesso, incapace di una vera lettura critica in grado di distinguere ciò che avviene da quanto viene riferito. Resta il fatto che la ‘giornata’ è diventata un appuntamento fisso della nostra vita sociale, coinvolgendo singoli, comunità religiose, e istituzioni a tutti i livelli, dai comuni alla Presidenza della Repubblica.

 

La celebrazione di oggi comprende, oltre a un’iniziativa centrale a Roma, incentrata sulla dimensione ‘giovani’, centinaia di altre manifestazioni nei comuni d’Italia. Il tema scelto per questo quindicesimo anniversario è particolarmente significativo: «Misericordia, diritti: presupposti per un dialogo costruttivo». È un titolo, infatti, che coniuga felicemente un valore umano e spirituale come la misericordia, fondamentale per entrambe le religioni, a quello che caratterizza o dovrebbe caratterizzare la convivenza dei popoli e delle comunità: i diritti umani.

 

Entrambi, nelle rispettive sfere di competenza, rappresentano, infatti, una vera via verso un dialogo che porti alla pace ed eviti lo scontro. Molti dei tragici fatti che hanno insanguinato l’Europa negli ultimi mesi sarebbero stati evitati con un atteggiamento diffuso di misericordia e con il relativo riconoscimento dei diritti a coloro che professano una fede diversa o, comunque, appartengono a ceppi culturali che non sono quelli originari del nostro Paese o del nostro continente. In effetti, ancora in questi giorni, proprio il nostro Paese ha conosciuto episodi che parlano di quanto la misericordia e il riconoscimento dei diritti di ogni uomo e donna siano lontani sia dai cuori che dalle menti. È in questo modo che si rischiano nuovi scontri.

 

Come cristiani la giornata ci interpella in modo forte proprio perché propone in modo chiaro ed inequivocabile il messaggio di papa Francesco. In quanto alla misericordia, Bergoglio se ne è fatto un apostolo, arrivando ad indire un Anno Santo che sta volgendo al termine e che ha suscitato un’ondata di rinnovamento ecclesiale e pastorale, non sufficiente tuttavia a rinnovare cuori e mentalità ancora arroccate, sebbene cristiane di nome, su posizioni che finiscono per escludere chi non è come noi. Il papa è apostolo anche della promozione dei diritti di ogni essere umano, uomo o donna, cristiano o musulmano, credente o senza un riferimento religioso, ricco o povero. Basterebbe riascoltare il suo intervento all’Udienza Generale di mercoledì scorso per rendersi conto di cosa significhi essere davvero cristiano, con la dimensione della misericordia nel cuore ed una sensibilità sociale che salvaguardi i diritti di tutti.

 

Forse da questa prospettiva si può scoprire un impegno più coerente come credenti, ma anche semplicemente come ‘uomini che credono ai diritti di ogni essere umano’, che contribuisca alla pace, che comincia dove si trova ciascuno di noi. In tale senso una giornata di riflessione, di iniziative e di incontro anche solo di pensiero e di intenti fra musulmani e cristiani, può contribuire a fare un passo verso un Paese che, nonostante le paure e le reazioni sconsiderate di alcuni nostri concittadini, deve rendersi conto che la storia non torna mai indietro. Musulmani e cristiani in Italia siamo chiamati oggi a costruirla insieme.

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