Mischa Maisky
Bach, Suites per violoncello nn. 1, 4, 5. Roma, Accademia Filarmonica Romana.
Suona i trii con i tre figli Maisky, lettone di nascita, ma artista mondiale, il massimo forse del violoncello. Ha studiato in Russia con Piatigorsky e Rostropovich, prima di rimpatriare in Israele.
Non suona musica contemporanea. «Le Sarabande di Bach – dice –, saccheggiate anche dal rock, sono l’esempio della modernità ed eternità della sua musica». Non si sente solo a suonare senza orchestra: la musica è così grande che «io cerco di essere solo uno che trasmette qualcosa». Non ha nostalgie per strumenti antichi. Oggi Bach forse amerebbe esser eseguito con un’orchestra barocca ma anche con una sinfonica. «La musica è un organismo vivente», conclude.
Sentendolo e vedendolo estrarre nota per nota un suono corposo, suadente e vibrante, si sente che la sublime geometria bachiana sta stretta dentro le sue forme. Bach dice tutto: ritmo, essenzialità, fantasia, estro, pensiero, mistica. C’è il suo e il nostro tempo in una musica che Maisky ricrea con furore, sudando sullo strumento. È la vitalità barocca impregnata di umori contemporanei. Solo i geni sanno essere profeti. Maisky l’ha capito.