Mio padre malato
«Mio padre, molto anziano, ha bisogno continuo di cure e in ospedale mi dicono che non possono più tenerlo. L’assistenza domiciliare è ormai ridotta e io non so davvero cosa fare».
Lettera firmata ‑ Torino
«Mio padre, molto anziano, ha bisogno continuo di cure e in ospedale mi dicono che non possono più tenerlo. L’assistenza domiciliare è ormai ridotta e io non so davvero cosa fare».
Lettera firmata ‑ Torino
Dalla vecchiaia non si guarisce, ma gli esseri umani che si rivelano, con il tempo, sempre più fragili possono ricevere le cure necessarie per una vita dignitosa. Bene sarebbe poter assicurare una capillare ed efficiente assistenza domiciliare, ma i tagli sulla sanità e gli enti locali incidono proprio su queste risorse che sono il segnale per valutare la saldezza di una comunità. E le spese caricate sulla famiglia, in questi casi, sono una delle cause frequenti di povertà.
In attesa di un Piano nazionale per la non autosufficienza, che dovrebbe stare tra le priorità di qualsiasi governo di una nazione con un grande numero di anziani, cosa fare quando il paziente viene dimesso dal luogo di cura perché ormai non si richiedono interventi di grande specializzazione o l’uso di particolari macchinari? Il diritto alla cura non viene meno e associazioni come quelle riunite nella www.fondazionepromozionesociale.it segnalano la possibilità di fare opposizione alle dimissioni.
Non si tratta di diventare un caso penoso, ma di mandare una raccomandata al direttore generale della Asl, al sindaco del comune di residenza del malato e al direttore sanitario della struttura dove è ricoverato, citando le leggi in vigore che obbligano la sanità pubblica a provvedere alla cura degli infermi non autosufficienti. Nella stessa lettera, che deve citare la legge 241 del 1990 sulla trasparenza per avere una risposta, si può richiedere alla Asl e al sindaco di conoscere, sempre per iscritto, il tipo di assistenza medica e infermieristica assicurata a domicilio.
Estremi e leciti rimedi che richiedono una forte vicinanza per vincere ogni tipo di pressione esterna e per far emergere, da un caso personale, un’istanza di convivenza civile.