Minoranze creative

Dio agisce proprio quando sentiamo la nostra incapacità.
Comunità cattolica di Samarcanda

Se, come ha affermato papa Benedetto XVI nella sua lettera ai vescovi della Chiesa cattolica, il vero problema in quest’epoca è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini, per la missione della Chiesa ci vogliono soprattutto persone che gridino con la loro fede: Dio c’è, abbiamo fiducia in lui, egli ha esaudito la nostra preghiera.

Certo che, in una situazione fortemente secolarizzata come in Occidente, è facile per i cristiani stessi scoraggiarsi sapendo di essere un “piccolo gregge” di fronte al mondo al quale portare l’annuncio del Vangelo. In tale contesto può essere d’aiuto ricordare un’altra affermazione del papa, e cioè che normalmente a determinare il futuro sono le “minoranze creative”. Sì, magari si è pochi e anche sprovveduti, ma è quasi una legge della storia della salvezza che Dio agisca proprio quando sentiamo la nostra incapacità, la nostra debolezza e l’impossibilità di arrivare ai nostri scopi.

Negli esercizi predicati alla curia romana nel 2000, il card. Van Thuan riflettè su come la Chiesa, in terre tradizionalmente cristiane, si trovi oggi in condizioni di “minoranza”. Egli rivolge la sua attenzione alla storia del popolo di Dio per individuare in essa racconti e fatti capaci di illuminare tale situazione svantaggiata. E cosa nota? Che da una condizione di inferiorità Mosè ha vinto il faraone e liberato il suo popolo, Giuditta ha sconfitto Oloferne, Ester Aman.

A proposito, poi, della vittoria di Davide contro i filistei e in particolare il suo duello con il gigante Golia, applicando quest’episodio alla Chiesa, il cardinale commenta: «In molte situazioni noi siamo una minoranza quanto a numeri, forze, possibilità e mezzi. Ma, come Davide, noi andiamo avanti in Nomine Domini», cioè nella fede.

Nella storia della Chiesa, non mancano esempi di persone che in situazioni non facili hanno superato tutto con la fede: è il caso di Caterina da Siena, che senza alcuna potestà riuscì a far tornare il papa da Avignone a Roma; di don Bosco, al quale chiesero consiglio tanto il papa quanto il re; del Curato d’Ars che, superando montagne di incapacità, indifferenza e ostilità, diede vita a una comunità parrocchiale viva; come pure di Giovanni Paolo II che, sin dall’inizio del suo pontificato, ha gridato: «Non abbiate paura!».

Per tutti, il “sì” confidente di Maria rimane modello.

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