Ministro Speranza: lavoriamo a un grande patto per far ripartire l’Italia
«La sfida contro il Covid è ancora aperta», soprattutto alla luce dei dati che ci arrivano dalla Gran Bretagna, con decine di migliaia di persone infette e centinaia di morti. In Italia, afferma il ministro della Salute Roberto Speranza, ci troviamo «in una situazione diversa rispetto ad alcuni mesi fa, perché abbiamo finalmente i vaccini, che sono la vera arma per aprire una stagione diversa. Ma dobbiamo tenere ancora grande prudenza, cautela e attenzione».
Oggi, sottolinea il ministro Speranza, «è il tempo di mettere a valore le lezioni del Covid». Ci troviamo a vivere anni difficili, complicati, densi di sfide anche inedite, in cui acquistano maggiore importanza i valori fondamentali dell’uomo, racchiusi nella nostra carta costituzionale. La costituzione e, in particolare, l’articolo 32 (in cui si legge che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana») sono, per Speranza, «il faro fondamentale che deve guidarci nella costruzione di un servizio sanitario universale, in cui le cure e il diritto alle cure siano davvero un diritto irrinunciabile di tutti, che ha a che fare con l’identità di essere umano».
Si ha diritto ad essere curati in quanto donne e uomini, al di là del censo, delle conoscenze, del luogo di nascita e del colore della pelle. Penso, ha affermato Speranza, che questo «sia il principio più forte, che noi dobbiamo difendere». Il ministro della Salute è intervenuto nel corso dell’evento “’800 anni di carità: dalla peste al Covid-19. La storia del movimento delle Misericordie”, organizzato dall’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani, e promosso dalla Confederazione nazionale delle Misericordie, guidata dal presidente Domenico Giani. All’incontro sono intervenuti anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il sindaco di Firenze Dario Nardella, Laura Rossi della Misericordia di Firenze, Gianni Letta e l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori. Ha moderato l’incontro la giornalista della Rai Lucia Goracci.
«Io penso – ha aggiunto il ministro Speranza nel suo intervento – che papa Francesco, in quella immagine potentissima e luminosa di quella piazza san Pietro deserta, in quella giornata di pioggia, abbia pronunciato parole che ciascuno di noi deve ricordare, soprattutto chi ha la responsabilità delle scelte, una responsabilità collettiva rispetto ad altre persone. Quelle parole mi rimbombano in testa quotidianamente, mi piacerebbe che fossero scritte sulle mura di tutti i luoghi dove si assumono decisioni: “Peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla”. Noi non dobbiamo sprecarla e non sprecarla, dal mio punto di vista, significa prima di tutto aprire una nuova grande stagione di investimenti sul nostro Sistema sanitario nazionale (SSN), che è davvero la pietra più preziosa che abbiamo. Ma dobbiamo essere insieme consapevoli, dobbiamo investire di più e noi finalmente lo stiamo facendo».
Negli ultimi anni, ha spiegato il ministro Speranza, sono stati stanziati sempre più fondi per la sanità. Grazie al Recovery plan, ne sono stati previsti 20, una cifra enorme che apre «una nuova grande stagione di investimenti. Dobbiamo chiudere definitivamente la stagione dei tagli alla sanità e aprirne una nuova, in cui si capisca fino in fondo che ogni euro che si stanzia sulla sanità non è semplice spesa pubblica, ma è il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone».
In questo tempo incerto che stiamo vivendo, c’è bisogno, ha concluso il ministro Speranza, «di un grande patto per il Paese in cui le istituzioni insieme ai luoghi della ricerca, ai professionisti, alle imprese, agli ambiti della nostra società nella maniera più larga possibile, provino davvero a costruire un grande Patto per la ripartenza dell’Italia. Io penso che la prima mattonella di questo grande Patto – che anche il presidente Draghi ha annunciato e a cui sta lavorando – sia proprio la capacità di capire che l’assistenza, la capacità di sviluppare solidarietà e promuovere inclusione, siano la base su cui fondare questo Patto. La lezione del Covid è stata che nessuno si salva da solo e che l’esistenza di ciascuno è connessa alle esistenze di tutti gli altri».