Il Ministero dell’Istruzione si sdoppia
Qualcuno parla di fiera di ministri e sta di fatto che il nostro Paese non aveva fatto ancora l’esperienza di avere tre ministri dell’istruzione nell’arco di quattro mesi, scelta forse politicamente giustificata ma che ha lasciato perplessi molti degli addetti ai lavori. Non saranno nominati nuovi sottosegretari, ha puntualizzato il premier.
Nel motivare la scelta il presidente Conte ha sottolineato che «la cosa migliore per potenziare la nostra azione sia separare il comparto scuola dal comparto Università e Ricerca. Sembrano appartenenti alla stessa filiera, ma hanno logiche ed esigenze molto diverse». E ancora: «Dobbiamo fare qualche sforzo in più, dobbiamo rilanciare un piano straordinario per i ricercatori».
In Italia le spese per la scuola e l’università sono state sempre il fanalino di coda del bilancio statale. Nel 2017 l’Italia ha investito nell’istruzione pubblica il 7,9 per cento della sua spesa pubblica totale col risultato di essere lo Stato membro dell’Unione Europea ultimo in graduatoria. Con la scelta dello sdoppiamento del Ministero dell’Istruzione, il Governo ha voluto quindi lanciare un segnale di attenzione forte al mondo della scuola e dell’università. Non si trova d’accordo con questa scelta Giacomo Cossu, Coordinatore nazionale della Rete della Conoscenza: «Separare il bilancio delle scuole e dell’università e ricerca potrebbe impedire una programmazione finanziaria coerente per raggiungere l’istruzione gratuita e la garanzia degli strumenti per la qualità dell’offerta didattica».
Non si sono fatte attendere le dichiarazioni dei due nuovi ministri designati, Lucia Azzolina all’Istruzione e Gaetano Manfredi all’Università e Ricerca. «C’è tanto lavoro da fare – ha dichiarato la prima, 37 anni, siciliana e già sottosegretaria al Miur –, e lo faremo a testa bassa, con umiltà, attraverso l’ascolto, il confronto e continuando ad andare nelle scuole, come ho fatto in questi mesi da sottosegretaria». Durante il suo incarico di sottosegretaria si è spesso espressa a favore dello Ius Culturae.
Non lasciano dubbi le dichiarazioni di Gaetano Manfredi, 55 anni, rettore dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e Ppresidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI): «Servono più fondi, conosciamo bene la situazione difficile della finanza pubblica, ma Università e ricerca non possono essere la Cenerentola del Paese». Nello scorso giugno proprio la Conferenza dei Rettori, tramite le dichiarazioni di Manfredi, si era pronunciata contro la proposta leghista di un regionalismo delle università e chiedendo un piano straordinario per i ricercatori con le risorse a copertura delle esenzioni delle tasse universitarie (per la cosiddetta no-tax area).
Il nostro augurio è quello che si sblocchi definitivamente lo stallo nel nostro Paese, con lo stanziamento di maggiori risorse per avviare un percorso serio che dia respiro e futuro al nostro sistema educativo.