Miniere di lignite, il perché di un no

Nel piccolo villaggio renano cittadini e attivisti tentano di arrestare le politiche ambientali del governo federale circa lo sfruttamento dei giacimenti di carbone a discapito degli abitanti e dell'ambiente. Mentre l'esecutivo si trova stretto tra la transizione verso fonti pulite e il dover far fronte alle attuali necessità
Luetzerath clima
Gli agenti di polizia circondano un attivista per il clima nel villaggio di Luetzerath durante le proteste contro la demolizione del villaggio per espandere la miniera di carbone di lignite di Garzweiler. Sul poster si legge: "1,5 gradi centigradi significa: Luetzerath resta". (AP Photo/Michael Probst)

Tra le 15 e le 35 mila persone hanno protestato nel piccolo villaggio di Lützerath il 14 gennaio sotto la pioggia e il freddo contro la politica climatica del governo federale. Diverse centinaia di attivisti per il clima avevano già occupato il villaggio per un lungo periodo, erigendo case sugli alberi e barricate, alcuni vi si erano incatenati, due si erano trincerati in un tunnel sotterraneo. Alla polizia era stato ordinato di liberare il villaggio per consentirne la demolizione. Tra i manifestanti circa mille persone, per lo più mascherate, avrebbero esercitato una notevole pressione sulle linee di polizia; alcuni di loro hanno lanciato sacchetti di vernice, materiale pirotecnico e pietre contro gli agenti. La polizia ha risposto con spray al pepe, idranti e manganelli. Lützerath è stato sgomberato, ma gli attivisti hanno già annunciato ulteriori azioni di proteste.

Lützerath si trova nel più grande bacino carbonifero d’Europa, il bacino renano tra Colonia, Aquisgrana e Mönchengladbach, dove l’estrazione di lignite a cielo aperto è in corso dal XVIII secolo. Il villaggio sta per essere distrutto per far posto alle miniere di lignite. Gli abitanti sono stati reinsediati pian piano sin dal 2006. Il governo federale, con la partecipazione del partito dei Verdi, aveva deciso nel 2019 di abbandonare la produzione di energia  da lignite e carbon fossile (in quanto dannosa per l’ambiente) entro il 2038, e di chiudere le aree di estrazione. In seguito ha però negoziato con la società energetica RWE la possibilità di dragare altri cinque villaggi, e di reinsediare 500 persone per poter utilizzare il carbone sottostante; in cambio, il ritiro dall’estrazione del carbone in quest’area sarebbe stata anticipata al 2030.

I rappresentanti di “Fridays for Future” e di altri movimenti per il clima non sono d’accordo con questo compromesso. Accusano il governo e soprattutto i Verdi di aver tradito i loro valori. I politici e il governo, a loro dire, hanno imposto con la forza gli interessi privati di un’azienda energetica che vale miliardi. Per gran parte del movimento per il clima Lützerath è il simbolo di decenni di politiche climatiche sbagliate, e del fatto che la politica fa ancora troppo poco per mitigare i cambiamenti climatici e garantire la sopravvivenza delle generazioni future.

Il governo di coalizione del cancelliere Olaf Scholz, composto da socialdemocratici, verdi e liberali, si trova in un dilemma: per portare la Germania su un percorso più favorevole del clima vuole la svolta energetica verso le energie rinnovabili e, per quanto possibile, fare a meno del nucleare. Ma vuole anche garantire l’approvvigionamento energetico, come richiesto dai cittadini. Tuttavia l’approvvigionamento è a rischio, soprattutto nei freddi mesi invernali, perché fonti energetiche finora importanti per il paese sono state tagliate fuori a causa dalla guerra della Russia in Ucraina

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons