Mimmo Lucano è tornato a casa

Revocato dal tribunale di Locri il divieto di dimora all’ex sindaco di Riace. L’abbraccio con l’anziano padre malato. La realtà di un piccolo centro calabrese che ha scritto una pagina inedita di accoglienza.

Undici mesi di esilio. Dal 16 ottobre scorso, Mimmo Lucano viveva col divieto di dimora nella sua Riace. Aveva scelto di abitare a Caulonia, a pochi chilometri da casa. Poteva guardare da lontano, ma non varcare quella soglia simbolica.

Dal 5 settembre, invece, Mimmo Lucano è di nuovo un uomo libero. Lo attende il processo presso il tribunale di Locri, ma non ha più limitazioni alla sua libertà personale. E, soprattutto, ha potuto riabbracciare l’anziano padre di 93 anni, malato di leucemia. Alle 14 di ieri, appena notificato il provvedimento del tribunale del Riesame, con la revocato del divieto di dimora, Lucano si è messo in auto ed è volato a Riace. Pochi momenti davanti al municipio, in piazza, dove lo attendeva un gruppo di amici. Poi è andato a casa del padre, Roberto Lucano, 93 anni, malato di leucemia. Nei giorni scorsi era stato ricoverato all’ospedale di Catanzaro proprio a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni. L’anziano genitore disperava ormai di poterlo avere accanto al suo letto. Invece un abbraccio lunghissimo tra i due ha restituito speranza e dignità a una famiglia.

Da qualche mese, il “comitato 11 giugno” aveva avviato una petizione per chiedere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella un gesto umanitario che potesse consentire a Lucano di far ritorno a casa sua. La petizione aveva già raccolto 90 mila firme. Prima di Mattarella, però, ha deciso il tribunale.

Mimmo Lucano era stato arrestato il 2 ottobre scorso. Per due settimane era rimasto agli arresti domiciliari. Dimesso dalla carica di sindaco, al suo posto si era insediato il vicesindaco Giuseppe Gervasi. Poi, il 28 maggio scorso il voto popolare aveva regalato un ampio consenso alla Lega e si era insediato come sindaco Antonio Trifoli, sostenuto da una lista civica di centrodestra.

Nel frattempo, in questi mesi, era stato smontato tutto ciò che era passato alla storia di questi anni come “modello Riace”. Il comune retto da Mimmo Lucano aveva aderito al sistema SPRAR, aveva ottenuto dei fondi per ristrutturare le case dismesse, inutilizzate dai proprietari e che nessuno riusciva a vendere. Quelle casette erano servite per dare ospitalità ai migranti: a Riace, stando ai dati Istat del dicembre 2017, il 26 per cento della popolazione era composta da migranti. I migranti erano quasi 500, ma negli anni ne erano passati migliaia, pare almeno 6 mila. Poi erano state organizzate varie attività artigianali. Il paese era rinato.

Alcuni documentari e opere cinematografiche, in questi anni, hanno raccontato quella storia simbolica ed audace: nel 2010 era uscito il cortometraggio Il volo, di Wim Winders, interpretato da Ben Gazzara, Luca Zingaretti e Giancarlo Giannini. Poi Un paese di Calabria, di Catherine Curella, nel 2016, aveva raccontato la storia del piccolo borgo di 2.300 anime. Mimmo Lucano e gli abitanti di Riace, gli indigeni e i nuovi arrivati, erano gli interpreti. Nel 2019, quando già la storia giudiziaria aveva interrotto la storia di Mimmo Lucano e della sua Riace ed era iniziato il trasferimento degli immigrati dal piccolo centro calabrese, era uscito Povero Cristo, un videoclip del regista Daniele Ciprì, con Vinicio Capossela.

Il resto è storia recente. Il «modello Riace» è stato divisivo, ha infiammato i dibattiti e, comunque vada, passerà alla storia. Ha segnato, nel bene e nel male, la storia di questi anni. È stato «segno di contraddizione» in una società dove l’intolleranza razziale ha avuto spesso il sopravvento. E i 14 mesi del governo giallo-verde hanno acuito tutto questo. Il «modello Riace» funzionava ed è stato smantellato. L’ex sindaco, che si era spinto oltre nell’azzardo, giungendo persino a coniare una piccola moneta locale, una sorta di «promessa di pagamento» in attesa che arrivassero i finanziamenti, dovrà rispondere di alcuni reati davanti al tribunale di Locri.

Dovrà rispondere anche per un presunto “matrimonio combinato”, un matrimonio di comodo per consentire ad una ragazza nigeriana, cui per tre volte era stato negato il permesso di soggiorno, di rimanere in Italia. In caso contrario, avrebbe dovuto lasciare subito il paese o sarebbe stata arrestata. Le intercettazioni hanno inchiodato l’ex sindaco: «Sai qual è secondo me l’unica strada percorribile, volendo spremere le meningi, che lei si sposa! come ha fatto Stella… Stella si è sposata con Nazareno, io sono responsabile dell’ufficio anagrafe, il matrimonio te lo faccio immediatamente… con un cittadino italiano». Insieme a Lucano sono imputate, a vario titolo, altre 25 persone.

Il processo che inizierà a breve non riuscirà a circoscrivere la vicenda al solo ambito giudiziario: inevitabilmente diventerà pietra di scandalo, momento di dibattito sulle leggi che regolano l’immigrazione e il soggiorno dei cittadini stranieri nel nostro paese. Un tema caldo, specie alla luce dei 14 mesi che hanno caratterizzato l’operato dell’ex ministro degli Interni, Matteo Salvini.

Riace, un paese antichissimo, decimato dall’emigrazione. La popolazione è nettamente diminuita nel secolo scorso, nonostante l’alto indice di natalità. Ma molti emigravano in quel paese che viveva di agricoltura, pastorizia e povertà. Nel 1972 era assurto agli onori della cronaca per il ritrovamento dei celebri “bronzi” a 8 metri di profondità, nei pressi di Riace Marina. Fu un ritrovamento casuale (grazie ad un giovane sub romano), ma anche il segno di un legame antichissimo con il passato: la Sicilia e la Calabria, cuore della cosidetta “Magna Grecia”, conservano tesori d’arte eccezionali. I due bronzi, ritrovati in ottimo stato di conservazione, dovrebbero risalire al V secolo avanti Cristo. Allora come ora, la Calabria e la Sicilia sono terre di emigrazione e di immigrazione. 2.500 anni fa furono i greci, nel tempo si sono succeduti vari popoli. Oggi le coste accolgono chi proviene dall’Africa.

Le migrazioni fanno parte della storia dei popoli. Non si sono mai fermate. Alcune sono state devastanti, come quelle degli spagnoli e degli altri popoli europei che occuparono le Americhe e distrussero antiche civiltà. Altre fanno parte di fenomeni più limitati e dovute a varie cause, politiche, sociali ed economiche. Ma da migliaia di anni la storia si ripete.

 

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons