Milano è una selva oscura
Laura Pariani - Einaudi
I dialetti d’Italia hanno una musicalità e un colore che svela l’animo di chi abita quelle terre in modo unico; così, densa del colore d’una città, è la lingua della Pariani. Il gusto di intrecciare lingua italiana e dialetto milanese, con effetti di chiaroscuro continui, gli danno un tono a volte ironico e distaccato, altre nostalgico.
Il richiamo dantesco si incarna nel vagabondare di Dante, barbone, tra le strade di Milano del 1969.La meta è quella a cui tutti sono destinati, la morte, e la sua si compirà in piazza Fontana.
Molti hanno scritto della strage, ma nessuno ci ha regalato lo sguardo d’un barbone, un po’ filosofo, su quegli anni di violenza e disperata speranza. Cosciente che è una svolta della storia, in lui c’è una continua ed indistinta voglia di ribellione contro i soprusi dei forti e le illusioni in cui ci si perde.
Così le sue valutazioni hanno il colore d’un rimprovero cinico, ma anche della speranza e della dignità di vita e morte. Il silenzio sembra l’ultimo tono musicale del romanzo ma «cè musica anche dall’altra parte… Genti stee alègher».