Milano deve tornare a volare

Cinquanta proposte di Assolombarda: cinquanta progetti pluriennali aperti per la ripresa dell’economia, per svuotare il serbatoio della disoccupazione, per un’area metropolitana sempre più hub della conoscenza, per liberare le imprese dalla burocrazia. La reazione positiva delle istituzioni

Gli imprenditori di Milano lanciano lo sguardo oltre la crisi e, attraverso il loro presidente, presentano alla stampa un piano triennale proiettato al dopo Expo. Si tratta di cinquanta progetti concreti, cioè una  «proposta aperta ai soggetti pubblici, al sindacato, al sistema camerale, alle università, al mondo della cultura». Progetti i cui risultati – dice Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda – «saranno misurati mese per mese».

Se non vola Milano non vola nemmeno l’Italia. E far volare le imprese, significa innanzitutto liberare le potenti energie che ci sono a Milano, e soprattutto svuotare il serbatoio della disoccupazione. Perché la capitale economica dell’Italia torni a volare non c’è tempo da perdere, la ricetta secondo Assolombarda è attivarsi «attraverso programmi pluriennali comparabili a quelli che Monaco di Baviera e Barcellona si sono dati da tempo; un’area metropolitana che sia sempre più hub della conoscenza, faro del capitale umano, feconda di startup tecnologiche, densa di brevetti, moltiplicatrice di legalità e sostenibilità ambientale».

Gli imprenditori tendono la mano alle istituzioni, il Comune o la Camera di Commercio facciano da «cabina di regia», perché il tema area metropolitana deve nascere dal basso, perché sia interpretata «dal punto di vista strategico e non semplicemente giuridico». Ci sono i segnali di una timida ripresa, aggiunge il presidente, «ma non basta questo per un recupero dell’occupazione». Inoltre, «la lentezza con cui l’Italia affronta i problemi è incompatibile con le imprese».

Occorre ristrutturare profondamente lo Stato. «Se non liberiamo le energie, faremo morire Milano e il Paese. Non accetteremo l’immobilismo», continua. E le energie si liberano solo «tagliando i lacciuoli» che ingessano, soffocano, stritolano le imprese. «I problemi del Paese si affrontano in termini strategici non tattici», ammonisce Rocca. Le imprese sono «schiacciate da una burocrazia incredibile, da una tassazione elevatissima», persino dalla difficoltà di interpretare le leggi. Assolombarda indica la strada e un modello di lavoro. «Per la città metropolitana siamo preoccupati che Milano non giochi in serie A e perda posizione».

Città metropolitana vuol dire Milano «che si allarga nella Regione. La nostra visione strategica passa attraverso l’autonomia non sfiduciata», sottolinea. Il piano triennale diventa così piattaforma di «una rivoluzione che rifiuta declino e sfiducia, antieuropeismo e populismo».

A queste “provocazioni” il sindaco Pisapia freme: «Il piano strategico afferma in maniera incontrovertibile che l’Italia può ripartire solo da Milano. Assolombarda troverà la collaborazione del Comune. La realizzazione della Città metropolitana è una passaggio fondamentale per rafforzare l’attrattività di Milano e del suo territorio nei confronti delle imprese». Piano di «grande respiro» anche per il presidente della Camera di Commercio, Carlo Sangalli. Mentre l’assessore al Lavoro, Cristina Tajani precisa: «È già prevista per gennaio la convocazione del Tavolo per lo Sviluppo con imprese, sindacati, rappresentanza delle università e delle banche con all’ordine del giorno proprio il tema della Città metropolitana».

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