Milano città aperta

La grande manifestazione di sabato 2 marzo contro il razzismo rappresenta uno spartiacque per la società italiana. Presenti 1.200 enti e associazioni, oltre a 700 comuni.

Milano ha offerto un grande spettacolo, come città dell’accoglienza e dell’inclusione. Come città che sa fare del meticciato la sua nuova storia. 250 mila persone, raggruppate in un unico grande desiderio anche a nome di milioni di altri italiani, hanno percorso i corsi e le piazze, chiedendo accoglienza. Chiedendo cittadinanza per ogni uomo, di qualsiasi colore sia la sua pelle, la sua fede, la sua lingua e la sua tradizione. Milano ha unito sotto le bandiere arcobaleno gli uomini e le donne che credono nella pace e non nella guerra.

È stato un sabato bello, positivo, di festa e di gioia. Tanti bambini, altrettante mamme, famiglie intere, impiegati e operai scesi in strada per dire basta alle politiche egoistiche, ai respingimenti squallidi. Basta ai porti chiusi e a chi sfoga la rabbia contro chi è diverso.

Ma diverso da chi? Ce lo vogliamo domandare una volta per tutte? O vogliamo definire chi è il perfetto, e poi schedare chi non sta in quella perfezione, e poi stilare una lista in cui scrivere il nome di tutti i “diversi”? Vogliamo fare questo? Finiamola con queste litanie vomitevoli, stanche e bigotte. Il popolo di sabato a Milano era un popolo composto da tanti “diversi” che hanno dimostrato di saper stare insieme, convivere, gioire e accogliere.

Ma attenti, non bolliamo la manifestazione come la marcia del popolo della sinistra. Sarebbe una sconfitta in partenza. Non bolliamolo come il sabato contro il Governo. No! In quel popolo c’erano tanti politici. Sì forse abbiamo notato di più politici della sinistra. Ma c’erano anche tante persone appartenetti a gruppi e schieramenti del centro destra. Stufi anche loro di essere “usati”, di essere incanalati a gridare contro gli sbarchi, l’omofobia e i “negher”. C’erano e manifestavano per un mondo di pace di giustizia. Di verità.

«È un momento di grande cambiamento per il Paese, è questa la nostra visione dell’Italia. Uno spartiacque per la società. Uno spartiacque tra apertura e chiusura, tra qualche sogno autarchico, che si manifesta nell’idea di trasmettere solo canzoni italiane alla radio, e una visione internazionale. Non lasciate la politica solo ai politici», raccomanda il sindaco di Milano Sala. E spiega che «da qui può ripartire un’idea diversa dell’Italia».

Un’idea arrivata fino a Milano da tutta Italia in cui hanno aderito oltre 1.200 fra enti e associazioni presenti con striscioni loro, 40 mila adesioni solo su Facebook, 700 Comuni aderenti, 20 presenti in piazza anche con il gonfalone e gli assessori, fra questi quello di Riace. La città di Milano ha gioito nel vedersi invasa, quasi travolta da questa onda positiva. Persino il Duomo sembrava sorridere e brillare maggiormente quando nella sua piazza s’è realizzato un flash mob finale sulle note di People have the power di Patty Smith, con una grande catena umana e mani a formare migliaia di cuori, che si sono alzate al cielo.

 

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