Migrazioni inarrestabili dal Sud

Continua il dibattito sull'accoglienza ai migranti all'interno dell'Unione europea. Ma intanto i flussi sono inarrestabili e non si riesce a trovare una strategia condivisa per risolvere il dramma di interi popoli
profughi

Nelle fibrillazioni provocate dal flusso di migranti proveniente dalla riva meridionale del Mar Mediterraneo, l'Europa continua ad avanzare in ordine sparso. L'Italia e la Grecia rimangono sul banco degli imputati, ma Dimitris Avramoupoulos, il commissario Ue (greco) per gli interni, come un buon maestro che usa il bastone e la carota, sostiene che potrebbero sì fare meglio, ma comunque stanno facendo meglio di ieri. In soldoni, la procedura d'infrazione comminata all'Italia per non aver registrato correttamente gli immigrati dal Sud, sostanzialmente il non aver preso le loro impronte digitali, sembra arenarsi e non avrà gravi conseguenze.

 

Un po' meno bene si trova la Grecia, che dovrà aprire nuovi centri d'accoglienza, pena la chiusura delle frontiere settentrionali per due anni, cioè il massimo consentito attualmente dal Trattato di Schengen. C'è poi chi ottiene una riduzione del 30 per cento delle quote di immigrati attribuitegli (l'Austria, travolta dall'ondata migratioria), mentre otto Paesi europei, esclusa l'Italia, sembrano voler accordarsi con Ankara per uno stop alle entrate nella Ue dei profughi provenienti dalla Siria.



Capisco, la situazione è grave e non si sa che cosa fare per fermare l'ondata. Ma sono tutti pannicelli caldi quelli messi in campo dalla Ue: bisognerebbe andare alla radice della nuova migrazione, cioè la guerra di Siria e d'Iraq. Ma da quel campo di battaglia le notizie sono solamente negative, cioè atte a incrementare ulteriormente il flusso di migranti. Decine di migliaia di profughi, nuovi profughi, hanno lasciato la città di Aleppo, mentre i campi di accoglienza in Libano e Giordania sono ormai ben al di là del limite accettabile.

 

Non si riesce ancora a trovare una strategia condivisa per risolvere l'indicibile sofferenza di milioni di persone che, se le cose continueranno così, non avranno nessuna voglia di rimanere in patria. Vediamo cosa succederà in primavera, quando il mare sarà più clemente…

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