Migranti, un cambiamento urgente
Angelo Moretti é il referente della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, una realtà nata nel beneventano e diffusa a livello nazionale, lanciata anche nel libro “l’Italia che non ti aspetti”, edito da Città Nuova. Un segno della politica di accoglienza possibile dei migranti come fattore di alleanza per la crescita dei territori, con particolare riferimento alle aree interne che registrano un forte arretramento economico e demografico. Avvicinandosi la fine del 2019 Moretti ha lanciato dal sito di Vita, mensile del Terzo settore, un forte appello che cerchiamo di conoscere meglio con questa intervista.
Tutti stanno salutando il nuovo corso del ministero degli Interni, lontano dalla politica esibita dei porti chiusi ma il decreto sicurezza resta in vigore. Ultimamente avete lanciato un grido di allarme per un provvedimento che avrà applicazione dal primo gennaio 2020. In cosa consiste?
Stiamo assistendo ad un vero e proprio incubo. L’Italia sembrava essersi liberata pochi mesi fa di un ministro che dettava regole disumane contro i migranti, indagato da più procure per sequestro di persona dei naufraghi costretti a restare in mare per settimane in virtù di un suo preciso volere, ed ora, nel silenzio assordante di quasi tutti i mass media, questa stessa Italia ottempera alle disposizioni che Salvini aveva lasciato in attuazione ai suoi più che discussi e criticati Decreti Sicurezza.
In che senso?
In applicazione alla legge n.113 del 2018, la norma che ha convertito in legge il primo Decreto Sicurezza, il ministero dell’Interno, in una circolare del 20 dicembre, ha disposto che dal primo gennaio 2020 vengano avviati i trasferimenti di quei migranti che non hanno più diritto all’accoglienza. Verranno trasferiti dagli SPRAR ( il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) ai CAS, interrompendo i progetti personalizzati avviati, con un clamoroso autogoal contro l’unico sistema di accoglienza pubblico funzionante e favorendo i centri di accoglienza privati.
Con quali conseguenze?
Dal primo gennaio 2020 il governo impone per “Ordine di Legge” che i richiedenti asilo ed i titolari di protezione umanitaria non debbano essere più integrati nelle città o nei paesi in cui oggi abitano, fintanto che non avvenga il loro trasferimento. Un vero e proprio suicidio: accogliere i migranti ma non integrarli. All’epoca del Conte 1 il disegno era chiaro: le persone migranti erano indicate come persone cattive, in cerca di una pacchia, le circolari erano dunque coerenti con il disposto legislativo, i migranti non devono “abituarsi” alla vita in Italia, devono vivere in una condizione di “restrizione” e l’Italia, per mero dovere internazionale, si occuperà di offrire loro unicamente vitto ed alloggio. Ma ora queste circolari hanno dell’incredibile! Quale disegno c’è dietro alle nuove circolari? Non cambiare di una virgola l’esperienza del governo precedente? Chiudere gli SPRAR pubblici ed allargare i CAS privati? Far sbarcare le persone e poi tenerle in centri di contenimento? Non si capisce da parte del governo attuale che tipo di indirizzo politico vuole seguire sulla vicenda.
Cosa dovrebbe fare il governo e quali forze politiche hanno dato cenni di risposta al tuo appello?
Il governo doveva subito modificare o, ancora meglio, abrogare le leggi di Salvini, come Zingaretti aveva richiesto nelle sue tre condizioni ai grillini, per impostare una discontinuità con i 18 mesi che lo hanno preceduto, ora deve solo ritirare le circolari per non esserne complice, un complice mediocre tra l’altro, che affida ad un ex ministro più potere di quanto ne avesse al Viminale, senza neanche attirare opposizione nè rimetterci la faccia o la fedina penale.
Ci sono state diverse pressioni contro il governo, oltre alla nostra, e pare che ora si stia in parte correndo ai ripari rivedendo la posizione, bloccando il trasferimento solo per chi ha ottenuto la protezione umanitaria e lasciando che avvenga per i richiedenti asilo, ma persistendo nel vietare ogni spesa per l’integrazione, che è la questione più aberrante nel solco di chi aveva creduto ad una vera discontinuità ed invece si ritrova una fotocopia sbiadita del salvinismo.
Cosa proponete alla società civile italiana in questo periodo difficile di fine anno e quali realtà si stanno muovendo in tal senso?
Il rischio più alto che si corre è di abbassare la guardia contro le politiche discriminatorie ed illogiche condotte da questo governo per il solo fatto che non siano in prima persona politiche del “nemico” Salvini. Le circolari del 19 e del 20 dicembre sono la peggiore espressione del salvinismo, ma non essendo una sua diretta emanazione ci fanno correre il rischio di apparire come “ineluttabili”, come una “normale amministrazione” in base alle leggi del precedente governo.
Chi è amico dell’Italia e dei migranti non fa parte di una tifoseria ideologica, ma crede in una visione di un’Italia aperta al futuro, rigenerata nell’accoglienza e nell’integrazione di nuovi popoli, capace di essere leader nell’area mediterranea con politiche innovative e non retrograde.
Tutta la rete del terzo settore impegnata a salvaguardare il Sistema degli SPRAR/SIPROIMI si sta muovendo in questi giorni, in particolare il Tavolo Asilo Nazionale, ma dovremmo essere molti di più. Il 27 dicembre molti di noi hanno proposto presidi davanti alle prefetture, potrebbe essere un buon momento per sentirci accompagnati anche dal variegato popolo delle sardine, ad esempio, che della discontinuità con le politiche salviniste ne ha fatta una bandiera per la movimentazione delle piazze. Non dovrebbero reagire solo “gli addetti del settore”, ma tutti, tutti coloro che non ha perso il senno della ragione e dei valori della nostra Costituzione, nell’ubriacatura del populismo, nero o grigio che sia.