Migranti come schiavi in Libia

Torna la tratta, come ha testimoniato un documentario della Cnn. Si temeva che un mercato del genere esistesse, ora ce n’è la prova. Condannati dall’Onu gli accordi Ue con il governo libico

Il vice-primo ministro del Governo libico di unità nazionale (Gna) ha annunciato domenica l’apertura di un’indagine sui casi di schiavitù nei pressi della capitale libica denunciata da un scioccante documentario trasmesso la scorsa settimana dal canale Usa Cnn. Ahmed Metig ha espresso «la sua insoddisfazione» in una dichiarazione rilasciata domenica su Facebook dopo la trasmissione del documentari sul «riemergere del commercio di schiavi nella periferia di Tripoli». Metig ha detto che «nominerà una commissione per indagare su queste notizie di stampa al fine di arrestare e consegnare i responsabili alla giustizia».

I giornalisti della Cnn sono in effetti riusciti a filmare una vendita di esseri umani consegnati da contrabbandieri per somme che vanno da 500 a 700 dinari libici (fino a 435 euro). Questi mercati degli schiavi si tengono una o due volte al mese. L’Onu ha parlato di una «una situazione disumana». Lo si sospettava, ma ora c’è la prova filmata dell’esistenza di simili traffici per gli africani sub-sahariani che cercano di raggiungere l’Europa.

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al-Hussein, ha denunciato con forza il deterioramento delle condizioni di detenzione dei migranti in Libia, descrivendo come «inumana» la cooperazione dell’Unione europea, in particolare dell’Italia,  con questo Paese. Ha affermato inoltre che questa «schiavitù dei tempi moderni» costituisce un «oltraggio alla coscienza dell’umanità».

Lo scorso aprile, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha riferito che la tratta di esseri umani è diventata una pratica sempre più diffusa tra i contrabbandieri. Intervistati dalla stessa organizzazione, i migranti provenienti dall’Africa occidentale hanno affermato di essere stati comprati e rivenduti in garage e parcheggi nella città di Sabha, nel Sud della Libia, attraverso la quale passano molti profughi.

Sono venduti tra i 200 ei 300 dollari (tra 190 e 280 euro) e vengono trattenuti in media da due a tre mesi. Originari della Nigeria, del Senegal e del Gambia, i migranti vengono catturati mentre si dirigono verso la Libia settentrionale, da dove intendono raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo. La maggior parte dei migranti sono impiegati nel frattempo come lavoratori a giornata nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura.

Dalla caduta nel 2011 del regime di Mouammar Gheddafi, dei mercanti umani hanno approfittato del vuoto di sicurezza e dell’impunità esistente in Libia, per spillare a decine di migliaia di persone in cerca di una vita migliore un passaggio per l’Italia.

Gli ultimi dati forniti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, circa 156 mila migranti e rifugiati sono arrivati in Europa via mare dal 1° gennaio 2017, contro i quasi 341 mila nello stesso periodo del 2016), il 73% dei quali in Italia. Una manifestazione, su invito di diverse associazioni, si è svolta sabato 18 novembre a Parigi. Altre dimostrazioni stanno interessando in tutti i paesi africani che hanno un’ambasciata libica.

 

 

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