Migranti: rapporto del Centro Astalli

I “Decreti sicurezza” hanno provocato una maggiore esclusione sociale, con la conseguenza che molti rifugiati diventano invisibili. Il “Decreto Rilancio”, invece, con la regolarizzazione di badanti, colf e braccianti rappresenta un primo passo per restituire dignità agli ultimi
Camillo Ripamonti - Centro Astalli (Foto Fabio Cimaglia / LaPresse)

Il Centro Astalli presenta il rapporto annuale 2020, e lo fa tramite una diretta web di padre Camillo Ripamonti, presidente della realtà che è sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati. Il Rapporto, uno strumento utile a comprendere la situazione dei migranti in Italia, riporta i dati degli interventi realizzati nelle sette sedi territoriali del Centro Astalli.

La fotografia-riferimento della realtà italiana parte da un presupposto chiaro: le misure restrittive delle politiche migratorie hanno incrementato le difficoltà di chi è già più vulnerabile. «I dati che presentiamo – si legge – dimostrano quanto oggi sia alto il prezzo da pagare in termini di sicurezza sociale per non aver investito in protezione, accoglienza e integrazione dei migranti». La questione, dopo anni, si sposta dagli sbarchi alla precarietà dei migranti presenti sul territorio Nazionale, lasciati sempre più allo sbando.

Già, perché sono solo 11.471 i migranti approdati in Italia nel 2019, in calo di oltre il 50% rispetto al 2018 e del 90% rispetto al 2017. Un dato che in realtà non fa ben pensare, perché la diminuzione degli arrivi è legata principalmente all’incremento delle operazioni della Guardia costiera libica, che di migranti ne ha intercettati oltre ottomila, per poi riportarli nelle terribili carceri della Libia, dove versano in condizioni disumane. Molti di loro, invece, restano bloccati nel limbo delle isole greche, dove sono allestiti campi temporanei.

Un focus, quello della situazione mondiale, che non si limita alla descrizione della situazione libica o di quella greca. “Siamo tutti sulla stessa barca” è infatti il titolo dell’incipit del Rapporto, metafora ripresa anche dal cardinal Zenari, nunzio apostolico in Siria, che nel suo contributo video alla presentazione sottolinea l’importanza di una visione globale nell’analisi della questione migratoria, anche in relazione al tributo di sangue pagato dai siriani: «Se la barca fa acqua a Idleb (Siria), o in qualsiasi parte del mondo, è a rischio la sicurezza di tutti». Non solo, secondo l’UNHCR sono oltre 70 milioni i rifugiati nel mondo, di questi, oltre 30 milioni al di fuori dei propri confini, come ha sottolineato l’Alto Commissario ONU per i rifugiati, anche lui ospite in video, Filippo Grandi.

Dal Rapporto emerge che è aumentato il numero di persone che richiede al Centro Astalli assistenza per i servizi primari e per risolvere i problemi inaspriti dai Decreti Sicurezza, questo a causa dell’aumento dei legacci burocratici che hanno progressivamente escluso sempre più persone dai circuiti di accoglienza. La precarietà è la nuova emergenza, perché sembra che integrazione e inclusione siano concetti spariti dall’agenda politica. Una lacuna che trasforma i migranti in “Vite precarie”, come ha rimarcato più volte padre Ripamonti, il quale ha sottolineato come il Decreto Rilancio, con la regolarizzazione di badanti colf e braccianti, rappresenti un primo passo per restituire dignità, ma che da solo non può bastare.

Molti migranti diventano invisibili e vivono un rischio per se stessi e per la collettività. Tra coloro che usufruiscono di servizi ambulatoriali, solo il 31% è iscritto al Sistema Sanitario Nazionale.  Il numero di ospiti vulnerabili nei centri è cresciuto dal 30 al 40%. In totale, nel 2019, si sono rivolti al Centro Astalli oltre ventimila migranti, di cui circa undicimila nella sola Capitale. Sensibile l’incremento di donne tra gli utenti dell’ambulatorio romano, in particolare provenienti dalla Nigeria.

Alla soglia dei quarant’anni di attività del Centro Astalli, padre Ripamonti sottolinea come sia importante lavorare anche nelle scuole, per sensibilizzare i giovani. Sono stati 200 gli istituti scolastici coinvolti, per un totale di 25679 studenti. Importante anche il numero di volontari – 617 in tutta Italia – che rendono possibile il lavoro di sostegno ai migranti. La società civile, a fronte dell’inadeguatezza delle risposte politiche, risponde e capisce la globalità del problema.

 

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