Migranti, dopo Lampedusa non si torna indietro

La Chiesa e la società civile si mobilitano per un’Europa accogliente e senza frontiere

Era l’8 luglio 2013 e papa Francesco, da tre mesi eletto pontefice, compiva a Lampedusa il suo primo viaggio apostolico non programmato e senza inviti ufficiali.

Abbiamo ancora negli occhi le immagini di quella visita, di quei gesti semplici che risuonavano fortissimi. Definito da don Stefano Nastasi, già parroco di Lampedusa, “samaritano del Mediterraneo”, Francesco ebbe a dichiarare in un’intervista: «Lì ho capito che dovevo mettermi in viaggio». Nell’apertura della memorabile omelia di quel giorno il papa dichiarò che sentiva il bisogno di recarsi lì per pregare, compiere un gesto di vicinanza, ma anche di risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta.

E ora, a cinque anni dalla storica visita nell’estremo lembo dell’Italia che fa da ponte tra il continente africano e quello europeo, venerdì 6 luglio 2018, papa Francesco vuole ricordare con una celebrazione a San Pietro qul suo primo viaggio e rinsaldare così nel cuore dei fedeli l’amore preferenziale per gli ultimi di questi tempi, coloro che fuggono da situazioni terribili provocate dalla guerra, dalla fame e dall’estrema povertà.

Alla ricorrenza saranno presenti circa 200 persone, fra le quali i rifugiati e coloro che li seguono e se ne prendono cura: «Sarà un momento di preghiera per i defunti, per i sopravvissuti e per coloro che li assistono», ha detto il direttore della sala stampa vaticana, Greg Burke.

Veglia di preghiera Lampedusa 3 ottobre 2014
Veglia di preghiera Lampedusa 3 ottobre 2014

Anche sull’isola di Lampedusa il 7 e l’8 luglio si farà memoria di quei giorni con un evento dal titolo “Dov’è tuo fratello?”, che vedrà la celebrazione di una messa alla presenza del cardinale Francesco Montenegro, l’apertura di una mostra e la proiezione del docufilm “Iuventa” di Michele Cinque, sul salvataggio delle vite in mare.

In queste settimane sono molteplici le iniziative intraprese da associazioni, istituzioni religiose e laiche, semplici cittadini che vogliono riflettere e continuare a camminare lungo un percorso che apra alle differenze, all’accoglienza, al discernimento su quanto avviene in queste settimane e che, quasi quotidianamente, papa Francesco ricorda alla comunità cristiana.

Parole forti arrivano anche dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. «C’è il dovere di un governo comune del fenomeno migratorio. Parlare di chiusura delle frontiere nell’Europa di Erasmus e di Schengen è irrazionale», ha detto nella sua recente visita in Estonia. E continuando, ha aggiunto: «Da metà del 2017 a metà del 2018 gli arrivi attraverso il Mediterraneo in Italia sono diminuiti dell’85%, la pressione si è abbassata e questo dovrebbe consentire a tutti i governi, come loro responsabilità, razionalità senza cedere all’emotività».

Raccolte di firme, lettere aperte al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio e ad altre personalità del mondo politico, indicano che c’è un’Italia che vuole accettare le sfide e le responsabilità che la classe politica della Comunità europea stenta ad assumersi.

Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e già presidente di Pax Christi, ha inoltrato il 2 luglio una lettera al presidente del Consiglio Conte, come riportato da Città Nuova: «Ci siamo resi conto che Lei, al recente vertice Ue, ha fatto sentire fortemente la voce dell’Italia; ma siamo stati delusi dalla sordità della maggioranza dei rappresentanti dell’Europa (me lo lasci notare, anche delle nazioni tradizionalmente più ‘cristiane’) e dell’incapacità dell’insieme di mantenere le tradizioni ‘umane’ del nostro Continente e dell’ispirazione iniziale della sua unità».

Anche alcuni sacerdoti, religiose e religiosi con una lettera di denuncia ribadiscono in maniera forte la loro contrarietà alle recenti prese di posizione del ministro dell’Interno Salvini sulla questione dei migranti, delle frontiere e dell’uso distorto «di una politica fatta di proclami capziosi, che alimentano sogni illusori ed uccidono le speranze».

don-ciotti-con-la-maglietta-rossa-per-solidarieta-con-i-migranti-foto-libera-contro-le-mafieDon Luigi Ciotti ha recentemente lanciato l’iniziativa di indossare sabato 7 luglio una maglietta rossa, «per fermare l’emorragia di umanità», simbolo dei bambini morti in mare durante le traversate verso l’Europa. «Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori», ha dichiarato il fondatore di Libera. Aderiscono Anpi, Fiom-Cgil, Legambiente, Arci e altre associazioni.

Non manca la presa di posizione del noto missionario comboniano Padre Alex Zanotelli, che aderisce anche lui all’iniziativa di Libera e rilancia l’appello, stilato qualche tempo fa, rivolto ai giornalisti e ai media di rompere il silenzio sull’Africa: «Ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimanere in silenzio».

Molte città italiane si sono mobilitate. A Pozzallo, la cittadina siciliana simbolo degli sbarchi, il 6 luglio è prevista una veglia di preghiera in memoria dei tanti migranti morti in mare nelle ultime settimane, organizzata dalla diocesi di Noto, dalla Caritas diocesana, dalla fondazione Migrantes e dall’associazione We Care, in collaborazione col Comune.

Il centro di ricerca di ateneo sul Community Engagement (CUrE) dell’Università agli Studi di Catania ha promosso nei giorni scorsi il convegno “La responsabilità sociale dell’università. L’ateneo catanese per i rifugiati e i migranti”.

A Lamezia Terme, lunedì 16 luglio la CGIL organizza un incontro sullo sfruttamento dei migranti dal titolo “Il Cammino della speranza. Migranti: accoglienza, dignità, lavoro”, proprio in Calabria, perché «è una delle regioni al centro dei flussi migratori, in cui molti migranti lavorano in condizioni disumane».

Un’altra iniziativa è quella promossa da un gruppo di cittadini e dall’associazione “Una città non basta” che si terrà il 12 luglio a Marino (Roma) su “Migranti e Migrazioni: dai muri all’accoglienza”, con Carlo Cefaloni, giornalista di Città Nuova.

Riteniamo sia importante avere momenti e spazi di dialogo, anche impegnativo e difficile, per potersi confrontare e conoscere meglio queste problematiche attualissime, insomma per poter essere davvero cittadini attivi e vivere con consapevolezza questo momento di complessità che sta attraversando il nostro Paese.

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