Migranti: emergono stupri e torture

Il governo Meloni sceglie la linea morbida. Tre navi delle Ong che avevano prelevato dei migranti a bordo di barchini, nel Mediterraneo, sono state fatte attraccare nei porti italiani.
MIgranti
Migranti durante uno sbarco sbarco dalla Geo Barents lo scorso novembre (AP Photo/Salvatore Cavalli)

A Lampedusa è sbarcato un primo gruppo di 33 migranti, che si trovavano a bordo della Luise Michel. Sono approdati all’alba di venerdì. La Humanity 1, con 261 profughi, è stata indirizzata a Bari mentre i 248 della Geo Barents di Medici Senza Frontiere sono stati destinati a Bari.

Gli immigrati sono sbarcati in sicurezza e sono stati dirottati verso i centri di accoglienza. Ancora una volta si ripropone il problema del sovraffollamento del centro di accoglienza di contrada Imbriacola, a Lampedusa, da dove i migranti devono poi ripartire verso altri porti dell’isola.

Un altro sbarco solitario, con l’assistenza delle imbarcazioni della Guardia di Finanza ha portato 150 persone sulle coste della Locride, in Calabria. Poco più di 100, con la presenza anche di neonati, provengono dalla Siria, paese un tempo ricco e sereno da cui oggi si continua a fuggire.

E ci sono tanti neonati e minori non accompagnati tra i migranti che sono approdati negli ultimi giorni in Italia. Tra coloro che hanno toccato terra in Italia ci sono anche delle donne incinte vittime di violenza e uomini su cui sono evidenti i segni delle torture. Una tragedia senza fine.

Questa volta non ci sono stati blocchi dei migranti in mare. Dal ministero dell’Interno una nota ha precisato che gli sbarchi sono stati consentiti «perché l’approssimarsi del maltempo e le condizioni del mare avrebbero a breve esposto a rischi le persone. Le Ong, come già accaduto precedentemente, ne avrebbero tratto un pretesto per dichiarare lo stato di emergenza a bordo e avrebbero così fatto ingresso nei porti della Sicilia, i cui centri di accoglienza sono già congestionati di presenze, rimanendo peraltro in prossimità dei loro scenari operativi». Con questa mossa, invece, il Viminale ha ottenuto un doppio risultato: ha evitato le polemiche e ha allontanato le navi delle Ong dalle zone del Mediterraneo solcate dalle barche dei migranti, peraltro sottoponendole a maggiore fatica e consumo di carburante.

«Non manca una risposta solidale, basta che si rispettino le regole», ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, uno dei due vice della presidente Meloni, che di certo non si iscrive al partito dei “falchi” nell’esecutivo di destra in carica.

Gli scenari internazionali, per ora, sembrano essersi placati. Ma i rapporti con la Francia sono fuoco che cova sotto la cenere. Il caso della Ocean Vicking brucia ancora e di recente dall’Eliseo hanno fatto sapere che «non si sono visti, fino a questo punto, modifiche nella posizione delle autorità italiane». Per la Francia la responsabilità sugli sbarchi è degli Stati della zona Sar quindi l’Italia continuerà ad essere l’avamposto di prima accoglienza.

La questione, dunque, rimane aperta. Meloni evita lo scontro, sceglie la via della diplomazia, ma nessuno finora ha fatto un passo per trovare una soluzione.

Papa Francesco non tralascia mai l’argomento e lo ha fatto anche un mese fa, nel viaggio di ritorno dal Bahrein, parlando in aereo con i giornalisti. Bergoglio ha detto che «l’Unione Europea non può lasciare a Cipro, Grecia, Italia e Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano». Un appoggio indiretto alle posizioni del governo italiano e un invito alla riflessione.

Intanto, proprio gli ultimi approdi, con i casi di torture e di violenze che sono stati accertati, chiamano in causa fortemente i paesi del Mediterraneo.

Non solo i diritti umani sono violati, ma la vita e l’incolumità di centinaia di migliaia di persone è a repentaglio. Dall’Africa e dall’Asia si continua a fuggire. E gli stati del Vecchio Continente, finora, non sono mai riusciti a trovare una soluzione condivisa.

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