Migranti e ong

Dopo il grande rumore sollevato dalle dichiarazioni del procuratore di Catania Zuccaro sui presunti legami tra alcune ong e i trafficanti di profughi, ci ritroviamo più confusi che mai

Dopo il grande rumore sollevato dalle dichiarazioni del procuratore di Catania Zuccaro sui presunti legami tra alcune ong e i trafficanti di profughi, ci ritroviamo più confusi che mai. Perché dall’inizio dell’anno i morti in mare sono quasi duemila, le ong di fatto operano salvataggi nel Mediterraneo a fianco delle navi commerciali e dei mezzi di Frontex, gli sbarchi aumentano e «grazie alle preziose testimonianze del personale del Moas» (come ha detto il procuratore catanese) abbiamo saputo i dettagli dell’omicidio di un ragazzo che durante la traversata non ha voluto dare il suo cappellino a uno scafista e quindi le terribili violenze, vessazioni e maltrattamenti di cui tutti i profughi sono vittima prima di giungere in Italia. Quindi un insieme di notizie e dichiarazioni che mandano i pensieri quasi in corto circuito, a un livello di saturazione che ci fa dire una sola parola: basta! Nel senso che se la situazione per i migranti è così pericolosa, se anche gli insospettabili (ong) sono sfiorati dal sospetto, e quindi condannati, se il parroco e la Misericordia sono arrestati per i milioni intascati sul business dell’accoglienza, allora è meglio tenere i profughi al sicuro oltre il Mediterraneo e creare dei filtri per far arrivare solamente alcuni, senza esagerare. Giusto quelli che servono a compensare il tasso di denatalità e la forza lavoro che occorre nei prossimi 30 anni per assicurarci gli standard previdenziali stabiliti. E spendere diversamente (per noi) i soldi destinati ai migranti.

Questo è il semplice e lucido ragionamento da cui dobbiamo proteggere noi stessi per tenere alto il senso della coscienza personale e dei diritti che l’Italia e l’Europa dichiarano di volere riconoscere e proteggere per sé e per gli altri.

Anche se veniamo volutamente e sistematicamente privati degli elementi fondamentali che ci consentirebbero di ragionare con serenità: infatti è evidente che sempre meno ci viene detto da cosa fuggono migliaia di persone in Africa e Asia, nessuno lascia volentieri la propria terra sapendo di sfidare la morte pur di lasciare la morte alle spalle. Sono ancora segreti decine di accordi tra il capo della polizia italiana e gli analoghi in Niger, Sudan, Nigeria e altri Stati ben noti per i regimi sanguinari che li governano. Non vengono rivelati integralmente i racconti di chi ha trascorso mesi nelle prigioni o nei campi della Libia in attesa del barcone per salpare verso la libertà.

L’Italia vuole sedersi al tavolo dei grandi del mondo, ma se continua a rinnegare la propria storia recente che ha sigillato in modo chiaro diritti e doveri uguali per ogni uomo e donna, potrà essere solo annoverata, al massimo, tra i potenti, ma grande non sarà certamente.

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