Migranti e diritti umani, cancellare gli accordi con la Libia
Con la rimozione di Matteo Salvini dal Viminale la questione della politica migratoria, tra allarme invasione e violazione dei diritti umani sembra essere rientrata nei ranghi ordinari. Come ci dice Antonio Russo, consigliere della presidenza nazionale Acli con delega all’immigrazione, «dopo anni di ostruzionismo e muro contro muro con l’Europa sul fenomeno dell’immigrazione, l’ultimo incontro alla Valletta fra Francia, Germania, Finlandia, Malta e Italia è apparso come un gesto distensivo di cui tutti avevano indubbiamente bisogno».
Come è noto lo scorso 23 settembre, a Malta, è stata siglata, tra i ministri degli interni dei Paesi intervenuti, una bozza di accordo sul ricollocamento dei migranti che sarà discussa dai rappresentanti di tutti i Paesi dell’Unione europea che si incontreranno in Lussemburgo l’ 8 ottobre.
Che valutazione si può dare di tale preaccordo?
Il contenuto della bozza sottoscritta dai quattro Paesi è deludente, con non poche criticità, alcuna delle quali sono particolarmente rilevanti.
Cominciamo dal prima criticità…
Nell’accordo, che si intende allargare agli altri Paesi UE, si promuove un meccanismo di redistribuzione automatica dei migranti, ma su base volontaria. Ben venga, dunque, il riconoscimento da parte dei primi quattro Paesi che la gestione degli sbarchi deve essere condivisa a livello europeo, ma quanti altri stati membri aderiranno a questo progetto? Una simile proposta fu già avanzata, ma la reazione e partecipazione a questo meccanismo è oscillato fra il freddo (la maggior parte dei paesi dell’UE) e il glaciale (paesi Visegrad). Lo sapremo a breve se qualcosa sarà cambiato, ma il numero di adesioni rimane una grande incognita.
Anche superando tale incertezza, cosa resta incompleto nella soluzione avanzata a Malta?
Esiste il problema che la redistribuzione automatica prevede un doppio vincolo: vale solo per gli sbarchi di Malta e Italia, nonostante il maggior numero di migranti approdi in Spagna e Grecia. Inoltre, vale solo per le persone che toccano terra mediante mezzi militari o Ong, nonostante il 90% circa dei migranti arrivi con le cosiddette barche fantasma. A tal proposito, riteniamo che tutti i migranti debbano essere protetti, a prescindere dalla modalità di arrivo e dalla rotta capitata.
C’è poi il problema della Libia che avete esposto nell’istanza promossa dalla campagna “Io accolgo”…
Sul piano dei diritti umani la storia non potrà non chiederci come abbiamo potuto permettere che nel Mediterraneo siano morte migliaia di persone – oltre 5 mila in due anni – e che altre migliaia di persone siano state abusate, ingiustamente detenute o riportate indietro dalla Guardia costiera libica buttandole in pasto al traffico di esseri umani. E pensare che l’Accordo Italia-Libia, siglato nel febbraio 2017 per ridimensionare il flusso migratorio verso l’Europa, era volto, attraverso considerevoli sostegni e finanziamenti, a ridurre il traffico illegale via mare e a migliorare le condizioni disumane dei cosiddetti centri di accoglienza libici. Questo, come testimoniano le grandi organizzazioni internazionali, le Ong e gli stessi migranti che riescono a fuggire da questo incubo, non è avvenuto.
Quale punto della bozza di accordo risente di questa ambiguità?
Per effetto dell’applicazione del punto 9 dell’accordo firmato a Malta il 23 settembre scorso, le Ong impegnate in missioni di salvataggio nel Mediterraneo, dovranno sottostare alle indicazioni dell’Mrcc (Maritime rescue coordination centre) e quindi della Guardia Costiera Libica che, presumibilmente, attiverà le stesse discutibili procedure di sempre. È plausibile che chi – le Ong- fino a ieri ha salvato vite umane in mare continui a ritenere la Libia un Paese non sicuro e tornerà ad essere criminalizzato? A scanso di equivoci e in maniera preventiva, dichiariamo che resteremo schierati al loro fianco.
Oltre a chiedere ai governi europei di cancellare immediatamente l’accordo con la Libia, quale istanza avete avanzato all’ Italia assieme ai promotori della Campagna Io accolgo?
Al governo italiano chiediamo di abrogare al più presto i due decreti sicurezza e di mettersi alla guida della riforma del regolamento Dublino III, proponendo ai Paesi dell’UE un sistema permanente ed automatico di ricollocamento che valorizzi i legami significativi dei richiedenti asilo, sottolineando così l’aspetto umano e non numerico del fenomeno migratorio. Dopo la stagione dei respingimenti incondizionati, dei diritti negati e della disumanità fatta a politica, c’è da far nascere una nuova stagione di riforme che ponga al centro gli esseri umani e l’umanità. Serve uno sguardo nuovo sul Mediterraneo. I segnali che giungono dall’Europa e dall’Italia, seppur timidi, sono incoraggianti. Solo il tempo ci aiuterà a misurarli.