Migranti: mentre decidete, salvateli!
Il ministro dell’Interno ha subito espresso il punto di vista dell’attuale governo, e forse mai sino a ieri era stato tanto chiaro: bisogna impedire che le persone partano. La presidente della Commissione UE – pur esprimendo anche lei (come tutti d’altronde) grande dolore per quanto accaduto – ribadisce la necessità di accelerare i tempi per l’attuazione del Patto per le migrazioni. Mai la parola patto è stata usata in maniera più impropria: Il Patto europeo su migrazioni e asilo (del 2020) è il documento programmatico dell’azione politica della Commissione UE in tema di asilo. E di fatto non è altro che il programma di modifica della normativa europea in tema di asilo e di rafforzamento (= chiusura) delle frontiere dell’Unione.
Ritenere che vada vietata e impedita la partenza delle persone è assoluta utopia: le persone scappano, cercano di mettersi in salvo, non resistono sotto le dittature. Proprio come noi. Svuotare il Mediterraneo di mezzi di soccorso pubblici o privati significa condannare a morte nel mare chi fugge dalle condanne a morte in Afghanistan o dall’impiccagione in Iran o altrove.
Questo sta facendo l’Italia.
L’Unione Europea rimane a guardare con qualche lacrima di circostanza mentre accantona soldi da dare alla Turchia e forse prossimamente anche alla Libia.
Il decreto ong – ormai diventato legge con l’approvazione del Parlamento dei giorni scorsi – va abrogato. E vanno rimesse in mare le operazioni di ricerca e salvataggio dei profughi come già in passato con Mare Nostrum (dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013 con 366 morti).
Mentre i politici discutono alla ricerca di punti di convergenza, le persone vanno messe in salvo. Parlare e cercare soluzioni è il mestiere dei politici. Ma prima viene la salvezza delle vite umane. Poi si potrà discutere su dove – chi – quando e quanti.
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