Migliorarsi con calma
«Potrebbe spendere due parole sull’ansia da miglioramento?».
Paolo ‑ Bologna
«Potrebbe spendere due parole sull’ansia da miglioramento?».
Paolo ‑ Bologna
Migliorarsi sempre non è disdicevole, anzi. Però, vivendo in una società che ci inquadra e ci impone mode e gusti, dove ci sentiamo continuamente obbligati a dimostrare la nostra unicità, la nostra eccezionalità, il nostro essere speciali, siamo spinti a cercare sempre di migliorarci in qualche modo, a non lasciare indietro niente che ci faccia sentire superati rispetto agli altri, a diventare più belli, più ricchi, ad avere più successo oppure a evolverci spiritualmente. Il nostro imperativo è quello di diventare migliori di ciò che siamo.
La soddisfazione non è mai completa e la nostra ansia diventa sempre più grande: non ci bastiamo mai, non ci accontentiamo mai dei nostri progressi, più facilmente cogliamo i fallimenti. Qualcosa dentro di noi ci dice che i passi che facciamo non sono mai sufficienti a raggiungere quell’ideale personaggio nel quale vogliamo trasformarci. Sarebbe scioccante scoprire che in realtà la nostra vera natura è già dentro di noi e che l’unico passo da fare è lasciar dischiudere la nostra vera bellezza, il nostro vero “Sé”.
Provate a dirvi che in realtà siete già qualcosa di completo, proprio come un seme o un bulbo. Tutto ciò che cercate: qualità, idee, stati mentali vi sono già racchiusi. Le piante non hanno bisogno di diventare migliori, una rosa è meravigliosa proprio così com’è. Una volta Emerson ha detto: «Queste rose sotto la mia finestra non si riferiscono alle rose precedenti o a rose più belle; sono quelle che sono; esistono con Dio oggi. Non c’è tempo per loro. C’è semplicemente la rosa; è perfetta in ogni momento della sua esistenza, ma l’uomo rinvia e ricorda. Non può essere felice e forte finché anch’egli non vive, come la natura, nel presente al di là del tempo».
Insomma, cercando la rosa ideale, non vediamo che ogni rosa rappresenta la massima perfezione di sé stessa. Per paura di non trovare la rosa cerchiamo, rimaniamo attaccati al concetto di “rosa” e non impariamo mai che «una rosa è una rosa è una rosa».
pasquale.ionata@alice.it