Micro e macrocosmi del pensiero medievale

Esce la  “Storia del pensiero medievale”  per Città Nuova, testo autorevole sull'età di mezzo. Ce lo racconta l'autore, il prof. Giulio D'Onofrio, svelandoci i tesori di un sistema “globale” cristiano e al contempo culla della laicità
Storia del Pensiero Medievale

Se in una corsa verso il sepolcro di Cristo (simbolo della Scrittura), tra Pietro − che rappresenta la fede −, e Giovanni, l’intelligenza, vincesse il primo, non ci sarebbe di che stupirsi. Soprattutto se ci trovassimo nel Medioevo che su questa immagine allegorica attribuita a Giovanni Scoto − e raccolta nell’Omelia sul prologo del Quarto vangelo di Giovanni − ha costruito secoli del "saper filosofare".

 

La Storia del pensiero  medievale  di Giulio D’Onofrio − manuale edito per i tipi di Città Nuova −, ci fa rivivere questa corsa lungo i secoli dell’età di mezzo, dentro e fuori il labirinto filosofico. E sfogliandolo balza immediatamente agli occhi quanto forte sia stata la ricerca durante il Medioevo di ricondurre tutto a Dio: dal microcosmo del singolo autore fino al macrocosmo dello scibile umano, passando dal primo che parlò di teologia, Boezio, proseguendo per l’irlandese Giovanni Scoto o per gli apporti del mondo arabo ed ebraico, fino alla Scolastica e a Tommaso d’Aquino.

 

E se fino ad oggi il testo fondamentale nel campo è stato il volume di Etienne Gilson risalente a quasi un secolo fa − La philosophie au Moyen Ậge, −, ecco che ora questo libro di D’Onofrio «si propone  a pieno titolo come un’opera destinata ad analoga fortuna, sia per l’impianto sistematico, che per la ricchezza e completezza di informazioni e contenuti. Una valida alternativa aggiornata» dichiara il prof. Massimiliano Marianelli, ricercatore presso l’Università di degli Studi di Perugia e docente presso l’Istituto universitario Sophia di Loppiano.

 

Professor D’Onofrio, fughiamo subito un dubbio: teologia medievale o storia del pensiero medievale?

«Per il Medioevo, la sintesi della teologia e della filosofia è pressocché imprescindibile. Anche la scienza è nella Rivelazione. Dunque non solo storia della filosofia, ma storia del pensiero, produzione mentale di un’epoca, in cui il dato imprescindibile è che ciò che è vero è nella Bibbia, perciò è la Rivelazione, e per questo è filosofia»

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La "Unanimitas" carolingia, non fu una semplice operazione politica…

«L’operazione di un filosofo, come Giovanni Scoto, che si adopera per ricomporre un mondo frammentato un Impero che crollava su se stesso, con una verità da annunciare, fu importantissima. Fu l’applicazione del principio di costituzione universale, non solo ad una civiltà, ma perché bisognava dare un’identità a questo universo»

 

Il critico Asor Rosa ha recentemente affermato che «il pensiero cristiano è all’origine di quello laico moderno». È d’accordo?

«Assolutamente»

 

Ritiene che la consapevolezza cristiana in Dante della “limitatezza dell’uomo”  sia alla base del pensiero laico?

«Nel volume ho riservato uno spazio importante a Dante, che non è un filosofo, ma parla molto di filosofia nel Convivio. L’Alighieri si interroga sul significato della civiltà cristiana, del farne parte, del realizzare il progetto d’amore di Dio per l’uomo. Un progetto che si realizza attraverso la Redenzione. Nel voler identificare i tre regni della Divina Commedia, per esempio, Dante, progetta la costituzione di un’umanità che all’epoca si era realizzata. Ed è ai più grandi in questo senso, che noi chiediamo di insegnarci qualcosa»

 

Arriviamo a Petrarca, l’emblema dell’Umanesimo. Cosa era cambiato perché trovasse nel dialogo con Agostino nell’opera il Secretum, la consolazione nella teologia?

«Da Boezio in poi ci si interroga sul senso dell’esistenza dell’uomo. Al tempo in cui vive Petrarca, siamo già in un periodo di  certezze consolidate da un punto di vista teologico, anche se quelle stesse certezze sembrano che vengano minate da una serie di capovolgimenti politici tra cui la Cattività avignonese. Ma, come dicevo prima, ormai i tempi sono maturi. Quell’unità, fa sì che la filosofia sia talmente forte, da dare sostentamento all’uomo»

 

Oggi cosa avrebbe da dirci il “sistema globale” del pensiero medievale?

«Il pensiero cristiano nasce dalla presa d’atto del fallimento della filosofia antica che avrebbe voluto creare criteri univoci senza guerre, ed invece, si trovò di fronte a prevaricazioni, in un clima di poca condivisione, con l’esito del diffuso scetticismo. Ecco che allora il cristianesimo − in un sistema tanto sfaldato −, inizia ad imporsi lentamente, cercando di spiegare non solo l’etica ma anche la teoretica. Il ragionamento ha così trovato e sviluppato la capacità di trovare il vero, ma anche di emettere giudizi. D’altronde oggi cosa fa la scienza? Se fino a poco tempo fa imponeva la propria verità, ora emette giudizi, mette in dubbio se le leggi siano vere o meno. La stessa cosa fa la filosofia, sapere cosa avveniva nel  Medioevo, anche se in un sistema imbevuto di cristianesimo, è utile alla contemporaneità».

 

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