Michele e la vera grandezza

Michele uscì di casa presto quel mattino; con la bisaccia a tracolla e qualche moneta in tasca… Aveva deciso che non si sarebbe fermato sino a quando non avesse trovato un uomo veramente grande, per poter diventare come lui. Dopo parecchio cammino incontrò il Mercante; coperto di una ricca e calda veste, con un bellissimo medaglione d’oro al collo. – Dimmi, Mercante, cosa ti rende grande? – Il mio denaro mi rende grande, ragazzino. Con i miei soldi posso comprarmi tutto quello che voglio. – Ma nel tuo volto non vedo la gioia. – Vedi la mia cintura? Questo grande mazzo di chiavi raccoglie tutte le mie preoccupazioni. La mia ricchezza può dileguarsi in una notte se i ladri riescono ad assalirmi, le mie notti non sono certo serene… Michele decise allora di cercare oltre. Il giorno dopo incontrò il Guerriero. La sua armatura era splendida; alla cintura pendeva una lunga spada dalla lama lucente. – Dimmi, Cavaliere, cosa ti rende grande? – La mia forza mi rende grande, ragazzino. Il mio braccio potente è desiderato da tutti i signori; nessuno più di me sa combattere bene. – Ma nel tuo volto non vedo la gioia. – Vedi la mia spada? Ora splende come l’argento, ma alla fine della battaglia gocciola sempre sangue. Ogni vittoria mi frutta lodi e onori dei signori, ma anche pianti silenziosi e lontani di famiglie distrutte, di cuori spezzati dal dolore per la perdita di un amico, un fratello, un parente. Quell’uomo sembrava grande, ma non era per niente felice. Michele cercò oltre. Il giorno dopo incontrò l’Artista. Vestiva un abito sgargiante, a tracolla lo strumento. – Dimmi, Artista, cosa ti rende grande? – La mia arte mi rende grande, ragazzino. So cantare, so suonare e anche ballare. Tutti mi applaudono, sono felici quando canto e vorrebbero imitarmi. – Ma nel tuo volto non vedo la gioia. – Vedi, ragazzino, dopo ogni concerto tutti mi applaudono, mi abbracciano… ma poi vanno a casa. Ed io resto solo. A nessuno importa se sono triste o felice, vogliono solo che io canti. Nessuno mi ama veramente. Dopo quell’incontro Michele decise di cercare la felicità sui volti delle persone. Solo tre giorni dopo incontrò un volto felice, dallo sguardo gioioso e fiero insieme. Era un uomo dalla veste semplice, e non portava niente con sé. E, che strano, fu lui a parlare per primo. – Ciao! Come ti chiami? – Michele! E tu chi sei? – Sono Filippo. Dimmi, cosa vuoi? – Voglio incontrare un uomo veramente grande, ma anche felice, per diventare come lui. – Allora ti farò conoscere il mio Signore. È lui che mi rende grande. – Tu sei grande? Io ti vedo felice, ma non sembri grande… Non hai una ricca veste, né la spada alla cintura, né uno strumento a tracolla! – Vedi, Michele, io non ho bisogno di ricchezze. Il mio Signore mi dà tutto ciò di cui ho bisogno, e quando me ne dà in sovrappiù lo regalo subito, così le mie notti sono serene. Non mi serve una spada. Una parola del mio Signore è più affilata, e vince senza uccidere, anzi, dà la vita. Non mi serve uno strumento. Mi dà molta più gioia stare con il mio Signore. Quando canto a volte gli altri mi applaudano, a volte no. Ma non importa. Perché lui mi ascolta sempre e ne sono felice. Il mio Signore mi rende grande. – Fammelo conoscere allora! E quel giorno rimase con lui.

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