Michelangelo Infinito
Dopo Caravaggio e Raffaello, Sky propone la figura complessa di Michelangelo in un lavoro di notevole bellezza e acuta indagine sia sulle tappe della vita del personaggio e sia nell’indagare le opere maggiori. Quelle che a tutti sono note: la Pietà, il David, la Cappella Sistina e le Cappelle Medicee. Ma anche le opere giovanili, il Tondo Doni, la Cappella Paolina dell’estrema vecchiaia, la Pietà Rondanini, la cupola di San Pietro. Giorgio Vasari, architetto pittore e scrittore – interpretato da un somigliante e perfetto Ivano Marescotti – è il narratore efficace. Del resto è stato lui, amico di Michelangelo, il suo primo biografo nelle celebri “Vite”.
Il genio viene affidato al volto, agli occhi in particolare, ruggenti di Enrico Lo Verso, che ricalca i ritratti del maestro in modo sorprendente. Michelangelo-Lo Verso ripreso in una cava nelle Alpi Apuane percuote all’inizio e alla fine con la mazza il marmo – «Perché non parli?» – dal quale egli traeva le forme immortali della vita. Racconta: la giovinezza, i Medici, papa Giulio II, papa Paolo III, Vittoria Colonna, Tommaso de’Cavalieri. Personaggi vivi, amori, passioni, ribellioni. L’ambizione smodata, frenetica, angosciosa, di sfidare gli antichi, di scrivere la storia, di sondare l’infinito, cioè Dio. Dalla Pietà verginale di San Pietro alla larva spirituale dell’ultima, modernissima Pietà Rondanini scolpita a 89 anni; dalla Creazione di Adamo ripresa nei dettagli minuti al volto del Cristo giudice in primissimo piano, dalle forme perfette del David ai disegni religiosi per Vittoria Colonna e mitologici per l’amico Tommaso, fino ai disegni nascosti nel sotterraneo di San Lorenzo a Firenze e ritrovati solo nel 1975, si staglia il percorso del Genio.
Sfilano i dettagli delle opere e gli insiemi-stupende le vedute dall’alto o rovesciate in uno specchio d’acqua – grazie alla fotografia ispirata di Maurizio Calvesi. Noi entriamo fisicamente in contatto con Michelangelo, con il suo spirito libero, creatore di immagini che hanno fatto la storia, di un mondo d’arte dopo il quale nulla è stato più come prima. E si capisce l’”adorazione” che il genio dal carattere terribile, scontroso e solitario, suscitava all’epoca, il timore degli artisti davanti alla sua grandezza, l’entusiasmo del Vasari, ma pure la sofferenza dell’uomo di fronte alle critiche, alle incomprensioni, alla insoddisfazione permanente che provava di fronte alle sue opere. Mai contento, sempre teso a far emergere l’eternità dalla pietra.
Con un ritmo svelto, un discorso essenziale ma documentato e profondo, il cuore del film, cioè la scultura e la pittura del Genio si affacciano dentro e davanti a noi con la regia attentissima di Emanuele Imbucci. Si entra in Michelangelo, questa è l’impressione. Col desiderio di saperne molto, molto di più. Magari rivedendo il vecchio ma valido film “Il Tormento e l’estasi” e la fiction “La giovinezza di Michelangelo”. Da non perdere. Dal 27 per 7 giorni al cinema.