Michel Tournier. Lo sguardo nuovo dalle antiche radici
Per essere grandi bisogna possedere tutta la tradizione, prima di pensare di poter innovare. Molti invece pensano d’essere in possesso del nuovo, si professano paladini del nuovo, ma poiché non sono imbevuti del lavoro delle generazioni precedenti risultano banali e poco incisivi.
Aveva invece dentro di sé l’enorme oceano della tradizione, Michel Tournier, perciò poteva innovare. E affermare con giusto orgoglio: «Il mio proposito non è d'innovare nella forma, ma di far passare in una forma il più tradizionale, preservata e rassicurante possibile una materia che non possiede alcuna di queste qualità».
Ieri sera è morto all’età di 91 anni, nella sua casa, un antico presbiterio del paese di Choisel, nella campagna che s’estende fuori Parigi. Era uno dei grandi della letteratura francese, forse il più grande fra i contemporanei.
Era amato da molti, sia dai critici sia dal pubblico, cosa che di solito non è per nulla scontata. I suoi libri hanno venduto milioni di copie. In essi si mescolano realtà e fantasia, storia e fiaba, miti antichi e suggestioni religiose.
È stato un grande: non perché la sua opera assume un valore assoluto, ma perché ha indicato una nuova strada da percorrere, un nuovo modo di guardare alla cose. Perché ben conosceva la strada antica.