Michael Perry, sentenza eseguita
La richiesta di grazia è stata respinta. Una veglia a Latina la scorsa notte ha accompagnato il ragazzo nelle sue ultime ore.
Alla fine Michael Perry, di cui già avevamo parlato su Città Nuova, non ce l’ha fatta: la richiesta di grazia è stata respinta, e la condanna a morte eseguita la scorsa notte. Non sono stati sufficienti i dubbi che ancora sussistevano sulla sua colpevolezza, tanto che lo slogan delle associazioni che hanno manifestato fuori dal penitenziario era «Michael Perry = ragionevole dubbio»: il numero dei giustiziati in Texas nel 2010 è così salito a quattodici.
A Latina, dove un gruppo di ragazzi aveva preso a cuore il caso, si è tenuta una veglia di preghiera per accompagnare Michael nel momento dell’esecuzione. «L’ho sentito poche ore prima – racconta Marco Bragazzi, da un anno in contatto epistolare con Michael – e mi ha colpito l’estrema pace con cui ci ha salutati. Diceva di non preoccuparci, che sarebbe andato in paradiso, e addirittura scherzava sul fatto che fossimo più abbattuti noi di lui». Una telefonata breve, per non rubare tempo alle altre persone tra cui Michael ha diviso le sue ultime ore: «Anche sua madre era presente – aggiunge – nonostante inizialmente avesse detto di non sentirsela».
Purtroppo, denuncia Marco, la chiamata non è stata esente da difficoltà e addirittura da abusi: «Una delle guardie carcerarie aveva inizialmente affermato che Michael non poteva ricevere telefonate, e che se avesse voluto farlo avrebbe dovuto acquistare un cellulare versando 5000 dollari su un certo conto, il che era chiaramente assurdo. È brutto vedere che c’è chi approfitta di queste situazioni». Durante la veglia è stata letta una lettera di suor Helen Prejean – resa celebre dal film Dead man walking – dal titolo La morte degli innocenti, indirizzata al Papa.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Houston and Texas news, le ultime parole di Michael sono state di perdono per «tutti coloro che sono coinvolti in questa atrocità», riaffermando la sua innocenza.