Michael Jackson: il business infinito
Sta per uscire Michael, il nuovo album con dieci brani del re del pop. Una grande operazione commerciale firmata Sony.
Si intitola semplicemente Michael e probabilmente sarà uno dei dischi più regalati a Natale. Un disco di scarti, diciamo la verità: dieci canzoncine insipide che la stesso Jackson bocciò quando cercava di dare un seguito al suo million-seller Invincible.
Non è la prima volta, e non sarà certo l’ultima, che il music-business fa affari con la morte fregandosene bellamente delle indicazioni dei suoi stessi contrattualizzati. L’unica differenza è che qui c’è di mezzo una pianificazione mostruosa: un contratto da 250 milioni di dollari che i suoi amministratori hanno strappato alla Sony in cambio di almeno dieci progetti (album, film e perfino video-giochi) da pubblicarsi entro il 2017.
In verità, tra i poco più di 40 minuti dell’opera, c’è pure qualche episodio non troppo pretestuoso, almeno sotto il profilo documentaristico, come i duetti con Lenny Kravitz, Akon, e 50 Cent, ma comunque troppo poco per giustificare il costo del disco. Ciononostante Sony, proiezioni alla mano, prevede di venderne un paio di milioni di copie (mezzo milione entro Natale nei soli Stati Uniti), che di questi tempi è quasi impresa da guinness.
In effetti, dopo la fortunata accoppiata cd-dvd di This Is It,il Michelino post-mortem sembra uno dei pochi a non risentire della crisi in corso; direttamente o come griffe, visto il recentissimo successo di The Experience, il gioco della consolle Wii che consente di ballare virtualmente con Jacko, scimmiottandone i video e i passi più spettacolari. Eredi e creditori possono insomma star tranquilli: nel gran bazar del Villaggio Globale un fantasma funziona molto meglio di un artista in piena forma, e un ricordo può valere anche più di una (bella) presenza. Che tristezza, però.