Mia casa è un petto

Mia casa è un pètto. Oppure è solo dimora? Perché mia casa sono le stelle – lassù! Ma no – ma no, questo costato è mia casa abitata. – Signore chi ha creduto alla nostra parola? – ho predicato agli incroci delle strade – sulle soglie di altre dimore. Tradimento! – Ed egli reclinandosi così sul pètto di Gesù, gli disse: Signore, chi è? – Mia libagione è quel seno possente. Resto a tavola (al suo fianco) – ristoro che non lascio (sono quello che Gesù amava). – È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò - Il mio orecchio sosta ancora sul battito di un torace gracile e materno – sarà devastato. – Camminate mentre avete la luce – mio pètto e mia casa non mi fermo: ti porto – senza tradimento. Sono queste mani e piedi inchiodati e questa bocca larga e silenziosa ad abbassarsi sulla mia carne – su una bocca desiderosa di lingua? Mia lingua – mio canto: prigioniero liberato su un prato verde di primavera. Inseguo a piedi nudi la mia casa – e compro quello che ci occorre per la festa. Aspetta! – Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!.

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