Mi sento prediletta
Il clima è gradevole a Surubi’i, un posto d’incanto a pochi chilometri da Asunciòn, capitale del Paraguay. Sono le 10 del mattino e il sole mitiga dolcemente la temperatura, insolitamente bassa. Immersa nel verde, la sala improvvisata nel campo di basket invita a godersi senza stress il programma della Mariapoli, la convivenza annuale dei Focolari. La gente ascolta attenta una gracile donna che si esprime con voce sicura… Sono pediatra – si presenta Etelvina – e 21 anni fa fui operata per un tumore al seno. A quell’epoca parlare di tumore equivaleva a parlare di morte. Chiesi a Dio di darmi la possibilità di crescere i miei tre figli, che avevano dai due ai sette anni. Le viene concesso. Infatti il male pare scomparso, e che lei possa continuare la vita con normalità. Dieci anni fa riapparve in vari organi – continua Etelvina -. Reagii ottimamente al primo ciclo di chemioterapia endovenosa, e mi ripresi molto bene. Trascorrono cinque anni, poi una nuova ricaduta. I medici cambiano il trattamento e la cosa lì per lì funziona. Ma recentemente il tumore torna a farsi sentire. Per questo – spiega serenamente, abituata com’è a soffrire – dico che questa è la mia quarta battaglia. Ho ricominciato con la chemio endovenosa, che dalle iniziali dodici sessioni è passata a diciotto. Sto molto bene. Non che manchino le difficoltà: al contrario, ce ne sono, e molte. Solo che hanno un nome per me: Gesù crocifisso. Ho compreso che si presenta sempre con un vestito nuovo, per vedere se lo riconosco, e pare mi domandi: mi ami anche così?. Etelvina si sente una prediletta poiché, racconta, ha imparato a ridimensionare ogni cosa, scoprendo che la sua malattia fa parte di un orizzonte più ampio. Aggiunge che ha appreso a staccarsi da tutto, a vivere ogni attimo con intensità, come se fosse l’ultimo. So che lui è con me in ogni istante – afferma convinta – e mi accompagna nel viaggio della vita, mi aiuta affinché non vengano meno le forze. Virgilio, su marito, condivide come vive questa situazione. Fu un colpo molto duro – dice senza giri di parole -. Abbiamo convissuto molto tempo con questo dolore, ma non immaginavamo che arrivasse ad una tale gravità. Non disponendo di risorse economiche sufficienti per una cura così costosa, Etelvina e Virgilio si ritrovano con i figli per decidere insieme come affrontare la delicata situazione. Tutti offrirono idee e suggerimenti – racconta Virgilio – e soprattutto misero a disposizione il loro tempo, in modo che la mamma fosse sem- pre in compagnia. Analizzammo insieme la malattia, la durata delle cure, i costi. Il figlio maggiore, che ha in programma di comprarsi una casa, procrastina l’idea e mette a disposizione i suoi risparmi per usarli in caso di necessità. Il secondo, che vive da tempo da solo in un appartamento, decide di tornare a vivere dai genitori, per far compagnia alla mamma durante tutto il tempo della cura. Il minore opta per lavorare solo di pomeriggio, per lo stesso motivo. Preparava insieme a lei da mangiare – dice Virgilio -, poi la portava in ospedale. In aprile, come regalo di compleanno, decidono di imbiancare la casa: sanno che lei lo desidera da tempo, e ognuno fa la sua parte. Il regalo le dà molta gioia, perché le permette di ricevere più degnamente le numerose visite di parenti ed amici. Andiamo a messa quasi tutti i giorni – continua Virgilio -; e la preghiera comune è un’abitudine. A volte lo recitiamo anche di pomeriggio. La presenza permanente di Etelvina in casa, e soprattutto la qualità dell’amore che si avverte fra noi, contagia tutti riempiendoci di pace e di armonia. Ognuno non vede l’ora di terminare le sue attività quotidiane per accorrere al suo fianco. Quando a causa di un contrattempo deve continuare la chemioterapia in una clinica privata (quindi ancor più costosa), la provvidenza non si fa attendere: uno dei fratelli di Etelvina si offre di coprire la metà delle spese. Mi sento prediletta – dice lei, provocando emozione in sala -, perché l’intensità con la quale vivo mi fa sfruttare cento volte di più ogni momento, ogni gesto, per piccolo che sia. Mi si presenta il meglio di ogni persona: ho sperimentato moltissimo amore da parte degli altri, tanti gesti preziosi. Ne sono riconoscente, e anche per questo mi sento privilegiata . Parrebbe una contraddizione – ribatte Virgilio, avvertendo la sorpresa dei presenti -, ma per tutti noi la malattia, le difficoltà, i dolori, sono volti di Gesù crocefisso che grida il suo abbandono. Quando lo amiamo, si trasforma in una chiave che apre la porta che conduce alla pace, all’armonia e alla felicità. Siamo convinti che sia una grazia immensa quella che stiamo ricevendo. Etelvina, sempre serena, conclude: Penso che queste malattie che ci arrivano siano come gradini preparati dall’amore di Dio per scalare la cima; prove per la prova finale.