Mi ha fatto rinascere di nuovo
I "primi tempi" con Chiara Lubich di Padre Novo, francescano, che per tutta la vita ha accompagnato Chiara come responsabile dei religiosi del Movimento dei Focolari.
Lo studio era tutto per me. Come francescano mi piaceva la natura, tutto il creato, era la mia casa e volevo conoscerla, possederla. Dopo due anni di teologia biblica nello Studium di Gerusalemme, ho seguito il biennio scientifico nell’Istituto di Anatomia a Napoli.
Ho poi continuato per altri quattro anni gli studi di chimica e fisica alla Sorbona di Parigi dove, contemporaneamente seguivo corsi di biochimica, microfilm… La notte, per cinque ore, studiavo astronomia all’osservatorio di Parigi. Dedicavo molto tempo agli esperimenti di fisica e collaboravo nella ricerca delle leghe pesanti al titanio.
Sono passato poi a Londra per continuare nella ricerca, ma il mio passaporto italiano – erano gli anni del primo dopo-guerra – non mi ha consentito di accedere ai laboratori. Sono quindi tornato a Parigi. Ero il primo frate che, dopo la Rivoluzione francese, rimetteva piede alla Sorbona.
Lo studio per me era tutto. Anche quando, per varie circostanze, i focolarini e le focolarine hanno preso contatto con me, non mi hanno fatto grande impressione. Ero preso dal mio studio, dal desiderio di conoscere tutto, anche la letteratura, la storia, la botanica…
Ogni volta che loro mi incontravano si accorgevano che non entravo nel loro mondo, e terminavano sempre dicendo: “Vedrai che capirai…”. “Capire cosa?”, mi domandavo… Quando nell’estate del 1953 mi invitarono ad andare con loro sulle Dolomiti ne fui contento: avrei potuto fare delle ricerche geologiche. Partii portandomi dietro tutta l’attrezzatura scientifica.
A tu per tu con Chiara
Là iniziò la mia vera avventura. Non ebbi tempo di studiare le Dolomiti. Cominciò invece dentro di me la demolizione di tutto quel mondo che mi ero costruito, per lasciar posto, gradatamente, ad una nuova visione delle cose. Lì entrò in me un nuovo elemento catalizzatore: Dio, Gesù in mezzo a noi. Cominciò a crearsi in me tutto un nuovo ordine interiore, anche nella mente. Fu in quei giorni che mi incontrai per la prima volta, a tu per tu, con Chiara. Un religioso, che la conosceva bene, mi invitò ad accompagnarlo nella sua casa.
Chiara ci accolse con un fare semplice e affabile e subito, rivolgendosi a me, prese a parlare della sua esperienza di Gesù Abbandonato. Ogni tanto mi domandava: “Lei le capisce, padre, queste cose?”. “Chiara – rispondevo – mi sembra di sì. Perché anche san Francesco parlava così, diceva così, intendeva così…”. Vedevo che lei era contenta, e riprendeva a parlarmi di Gesù Abbandonato. Ad un certo momento ci domanda: “Avete mangiato?”. Si erano fatte le due e mezzo e non ce ne eravamo accorti. “State, state, – continua Chiara -, vi faccio portare da mangiare”.
Una nuova visione del mondo
Da quell’incontro è iniziato tutto un profondo travaglio interiore, come una specie di crollo, di frantumazione di tutti gli elementi che avevo raccolto dentro di me e che ruotavano attorno alla mia sintesi mentale. È come quando un burattino viene lasciato libero e si snodano tutte le articolazioni e cade in un fascio di legni. È stato come un’esplosione interiore e tutti gli elementi sono andati ognuno per conto proprio.
Chiara ci accolse con un fare semplice e affabile e subito, rivolgendosi a me, prese a parlare della sua esperienza di Gesù Abbandonato. Ogni tanto mi domandava: “Lei le capisce, padre, queste cose?”. “Chiara – rispondevo – mi sembra di sì. Perché anche san Francesco parlava così, diceva così, intendeva così…”. Vedevo che lei era contenta, e riprendeva a parlarmi di Gesù Abbandonato.
Ho provato uno spavento terribile. “Cosa sta avvenendo? – mi sono detto -. Tutto quello che ho costruito, di fronte a questa realtà nuova che Chiara mi pone davanti, si è distrutto. Non capisco più niente”. Stavo male, non riuscivo a dormire, non ero più capace di parlare con gli altri, concentrarmi, davo risposte sconnesse…
Lentamente ho cominciato a capire. Doveva ricostruirsi in me una nuova sintesi, un nuovo ordine, ma non potevo farlo io. Occorreva una nuova presenza, quella di Gesù tra me e le persone che erano lì sulle Dolomiti attorno a Chiara. Dovevo lasciarmi guidare da questa nuova presenza, in un atteggiamento di passività, ossia, di accoglienza.
Sentivo che cominciava a filtrare una nuova logica, che non era più qualcosa che costruivo io. Quell’elemento che allora chiamavo “Vangelo”, e poi più concretamente “Gesù”, aveva la capacità di operare una nuova sintesi, di collocarmi in un certo posto ordinato: mi dava una nuova visione del mondo, anche di quello che avevo acquisito con lo studio e che fino ad allora possedevo come mio. Dopo quella improvvisa esplosione e demolizione, un po’ alla volta tutto andava riordinandosi.
Padre Novo
Cosa stava avvenendo in me? Me lo fece capire Chiara quando terminò quel periodo sulle Dolomiti. Mi chiese se potevo andare a Roma con lei, anche per accompagnare padre Tommasi, un religioso stimmatino, che allora era assistente del Movimento dei Focolari.
Mentre eravamo in treno, Chiara venne nel nostro scompartimento e mi disse: “Padre, allora è contento?”. “Sì, sono contento, però non vedo ancora chiaro, non tutto si è ordinato dentro di me…”. “Verrà un po’ alla volta, abbia pazienza. Anche san Francesco ha messo tanto tempo per capire quello che gli aveva detto il Crocifisso: ‘Vai ed edifica la mia Chiesa’… Ha iniziato col fare il muratore, poi ha capito il significato più profondo. Così, anche lei capirà un po’ alla volta. Questa è soltanto la prima fase iniziale di un nuovo cammino, come una sorta di battesimo. In queste circostanze siamo soliti dare un nome nuovo, che esprima questa rinascita. Per lei avrei scelto un nome che dica la novità evangelica che sta avvenendo in lei. È proprio la Buona Novella! È quel qualcosa di nuovo, scoperta da san Francesco e sintetizzata nel Vangelo. Ho pensato di dare a lei il nome di Padre Novo, che dice l’uomo nuovo, la buona novella che fa l’uomo nuovo. Le piace questo nome nuovo?”. “Sì, Chiara, mi piace!”.
“Noi – continuò Chiara – in queste circostanze diamo anche una frase del Vangelo programmatica, che dovrebbe essere anche quella che dà significato a questo momento e anche al nome nuovo. Io avrei pensato di dare a lei la frase che Gesù ha detto a Nicodemo: ‘Se non nascete di nuovo, non potete entrare nel Regno dei cieli’”.
Sono rimasto di stucco: “Perbacco! – mi sono detto –. Ha coraggio questa donna! Da una parte mi dice una cosa positiva, dall’altra che proposta esigente… e dovrebbe essere il programma della mia vita!”. Le ho detto: “Bene, ci sto!”.
Da allora il mio rapporto con Chiara è stato ininterrotto. Ho avuto la grazia di averla sempre vicina nella mia vita e di esserle sempre vicino nelle circostanze più varie, anche in quelle più dolorose.
La nascita in Gesù Abbandonato
Una volta soltanto le sono stato lontano, appena un anno dopo quel primo straordinario incontro. Nel 1954 i superiori mi mandarono in Terra Santa, a Betlemme, a insegnare. Mi sembrava d’essere stato strappato a quei rapporti pieni di vita che ormai mi legavano a Chiara e ai membri del Movimento, allora presente soltanto in Italia. Mi sembrava che per me fosse tutto finito.
Un’altra delusione? È stato un periodo difficile. Poi un giorno, mentre celebravo al Presepio, come un lampo: “Chiara mi ha sempre parlato di Gesù abbandonato. Che quanto sto vivendo non sia un aspetto di Gesù abbandonato?”. Salgo in stanza e le scrivo: “Oggi, celebrando al Presepio, penso di aver capito che questa mia situazione possa essere un volto di quel Gesù Abbandonato di cui tu hai tanto parlato…”.
Dopo quattro o cinque giorni mi giunge un espresso: “Roma, 16 ottobre 1954. Carissimo P. Novo, ho ricevuto la sua del 10 c. m. dove mi racconta della sua S. Messa a Betlemme e della sua nascita in Gesù Abbandonato. ‘Forse per prima volta’. Infatti è la prima volta che sento in un’altra anima un accento simile alla mia. Veramente – oggi sono convinta – P. Novo è P. Novo: rinnovato dal lavacro della croce che per noi è Gesù Abbandonato. E ne fui felicissima come può immaginare.
Ora non c’è che restarGli fedele fino alla morte. Così, io credo, e solo così, è garantita la santità per la nostra anima, e quindi la Gloria di Dio! Come sono contenta! Ora, Padre, chissà come Gesù farà portare alla Sua anima tanti frutti! E Lei è più che mai unito con tutti noi, con me in particolare…
Così a Betlemme incomincia una seconda storia del Movimento: ‘Erano i tempi di pace, eppur tutto crollava nel cuore di P. Novo… Ma una stella (la luce di Gesù Abbandonato) venne ad illuminare a Betlemme la sua anima. Il Padre la seguì, ne fu illuminato e furono illuminati molti e là dove nacque Gesù 1954 anni fa, per opera dell’Ordine di Maria, nacque Gesù in mezzo e Betlemme tornò ad essere la culla…’”.
Fu così che nel 1955 Chiara venne a trovarmi in Terra Santa. Poco dopo fui richiamato a Roma ed iniziò la mia “avventura” accanto a Chiara, assieme a tanti altri religiosi.