Se mi diverto, imparo di più
«Studia o prenderai un brutto voto!». Quante volte usiamo parole come queste con i nostri figli! Li spingiamo, senza volerlo, a concepire l’apprendimento come qualcosa di strumentale al raggiungere una determinata performance.
Ad essere valorizzata è soprattutto la parte finale del processo, cioè la verifica delle nozioni acquisite, raramente ci si focalizza su ciò che avviene durante il percorso di apprendimento o su ciò che lo motiva nelle sue fasi iniziali.
Ogni nostra interazione con l’ambiente costituisce una potenziale forma apprendimento, in quanto modifica, anche se impercettibilmente, la nostra rete di connessioni neurali. Il nostro cervello è un “organo relazionale”. Esso assimila le novità attraverso relazioni (con l’ambiente), le elabora mediante relazioni (i neuroni tramite gli assoni si inviano tra loro messaggi) e infine le traduce in nuove relazioni (i comportamenti, che ci mettono in connessione col mondo). Anche quando non abbiamo intenzione di apprendere, la nostra mente costruisce nuove reti associative o consolida quelle esistenti. L’ apprendimento, infatti, può avvenire anche in maniera implicita, automatica, al di fuori della consapevolezza. Altre volte, invece imparare una nuova abilità o acquisire nuove nozioni richiede sforzo, impegno e motivazione. In che modo possiamo facilitare questo processo?
Prima di tutto, possiamo agire sul contesto, rendendolo più stimolante, arricchendolo di emozioni e di affetti. Curiosità, stupore, voglia di scoprire hanno un forte impatto sull’attenzione, che a sua volta influenza la memoria e guida l’azione. Ad esempio, approcciando un nuovo argomento con domande che stimolano la curiosità, la mente del bambino è solitamente più propensa ad accogliere le nuove informazioni con interesse e ad integrarle con quelle già presenti. In generale, se qualcosa muove in noi un’emozione positiva, sarà come una calamita per il nostro cervello, che si focalizzerà immediatamente su di essa. Al contrario, condizioni di stress o caratterizzate da una pressione eccessiva sulla performance, possono ostacolare l’apprendimento.
È dunque importante prendersi cura del contesto, prima ancora che del contenuto che vogliamo trasmettere. Il come (avverrà) in questo caso è più importante del cosa. Apprendere è un processo non solo cognitivo, ma anche emotivo e creativo. Se tutti questi aspetti sono coinvolti contemporaneamente nel processo di apprendimento, esso sarà più piacevole, efficace e duraturo.
Aiutiamo dunque i bambini e i ragazzi a sviluppare il proprio personale stile di apprendimento, stimoliamoli a creare nessi associativi tra informazioni o argomenti diversi, in maniera originale, divertendosi, combinando suoni, immagini, parole. A scuola, così come a casa, proviamo a proporre simulazioni, giochi di ruolo e progetti cooperativi, lasciamo spazio al pensiero divergente (cioè la capacità di produrre diverse possibili soluzioni a un determinato problema). In questo modo l’apprendimento si trasformerà in un processo fluido di continua scoperta, in un viaggio in cui la qualità del tragitto e la sua originalità sono importanti di per sé, e non solo in funzione della prossima tappa da raggiungere.