Mi ami? Ci sei per me?

Una coppia in crisi ritrova la fiducia e la connessione emotiva attraverso la Eft, la Terapia Focalizzata sulle Emozioni
Foto di Tumisu da Pixabay

Marco e Anna arrivano tristi e distanti.

«Fra noi c’è una distanza incolmabile, ormai la nostra è solo una comunicazione di servizio: hai fatto la spesa? hai pagato le bollette? Non riusciamo più a scambiarci emozioni, gioia di stare insieme»

Marco e Anna: una coppia che come molte altre ha fatto sulla propria pelle l’esperienza che «Innamorarsi è raro ma non difficile. La vera impresa è conservare quel sogno d’amore anche dopo la sua trasformazione in realtà. Perché, se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola», come scrive M. Gramellini.

Non perdersi, attraversare la crisi negli anni di vita insieme è la sfida che ogni coppia, in quanto ogni coppia, inevitabilmente, si trova a dover fronteggiare, piccole o grandi difficoltà che potrebbero portare ad una rottura irreparabile. In tal senso è utile pensare alla crisi rappresentandola non solo dal punto di vista di un pericolo che può distruggere il rapporto e, quindi, come fonte di sofferenza e dolore, ma anche dal punto di vista di un’opportunità di cambiamento e miglioramento. Dunque pericolo e opportunità. Nella millenaria saggezza cinese la parola crisi è espressa appunto dall’ideogramma Weiji che è composto da due simboli: Wei che rappresenta il pericolo e Jihui che rappresenta la buona occasione, l’opportunità.

Ciò che con Marco e Anna è venuto subito in evidenza era che quando discutevano di soldi, di figli, di vacanze, in realtà stavano parlando del loro legame, tra i partner, si stavano chiedendo nel solo modo che conoscevano: “Quanto sono importante per te? Ci sei davvero per me? Mi vedi?”.

La Eft (Emotionally Focused Therapy – Terapia Focalizzata sulle Emozioni) creata da Sue Johnson negli anni ’80 è un modello di terapia di coppia che si occupa proprio di questo, ossia della perdita della fiducia, della perdita della connessione emotiva tra i partner e in una relazione, lo sappiamo bene, questo solo conta perché ogni argomento si può affrontare e ogni difficoltà si può superare se esiste la fiducia che l’altro non sia un nemico, ma una persona che ci conosce profondamente e che ci vuole bene e che avrà cura di noi.

«Ho bisogno di essere visto e considerato, bisogno di essere apprezzato», diceva Marco

«Ho bisogno di essere speciale, bisogno di essere nella mente dell’altro, bisogno di appartenere a lui, bisogno di essere desiderata, rassicurata, capita», gli faceva eco Anna.

Questi bisogni, ignorati o non soddisfatti negli anni, hanno generato in Marco e Anna sofferenza, rabbia e tristezza. Così Anna non sentendosi più al sicuro all’interno della sua relazione di coppia ha cominciato ad attaccare Marco, a protestare criticandolo e accusandolo di non avere più a cuore il loro rapporto. E Marco a sua volta ha cominciato a fuggire dalle occasioni di dialogo, a chiudersi in sé stesso e a cercare fuori di casa occasioni di svago.

E più Anna punzecchiava Marco sentendosi non vista e dicendogli: «Tu mi trascuri», più Marco si sentiva inadeguato e si allontanava, evitando il dialogo. E più Marco si allontanava, più Anna incalzava: «tu mi trascuri».

Entrambi hanno cominciato a ripetere all’infinito le stesse mosse come in una coreografia in cui il passo dell’uno richiama il passo dell’altro e viceversa e ci si influenza reciprocamente.

Come bloccare questo ciclo, come riconoscerlo e trovare nuove coreografie, nuovi passi di danza?

Si è trattato di aiutare entrambi ad avere la possibilità di scoprire il senso di ciò che stava facendo all’interno della relazione di coppia, di capire il perché nascosto dietro la critica di Anna e il perché nascosto dietro il ritiro di Marco e scoprire che nell’atteggiamento dell’altro, così diverso dal proprio, c’era lo stesso desiderio, lo stesso intento di recuperare la connessione emotiva perduta.

C’era lo stesso grido: “Ci sono per te? Sono importante per te? Mi apprezzi così come sono? Posso contare su di te, sulla tua stima, sul tuo amore?”

Solo che quel grido in Anna diventava critica e sarcasmo e rabbia e in Marco inadeguatezza, tristezza, ritiro.

Un’immagine che plasticamente esprime questo processo è la scultura dell’ucraino Milov: Love, dove sono rappresentati due adulti che si tengono le spalle, ingabbiati nella loro disconnessione emotiva ma all’interno di ciascuno di essi c’è un bambino che sta cercando il contatto col bambino dell’altro.

Così Anna e Marco e tanti di noi noi nelle nostre coppie: tante volte sembriamo uno contro l’altro, distanti o arrabbiati ma in realtà la nostra parte bambina con i suoi bisogni di sicurezza e di vicinanza sta cercando la parte bambina del nostro partner.

Si tratta di darsi il permesso di mostrare al nostro partner questa parte che chiede amore e rassicurazione e darle voce e spazio perché nella sua vulnerabilità avvicini la parte bambina altrettanto vulnerabile del nostro partner facendo la straordinaria esperienza che mostrare i nostri bisogni non è debolezza, né scarsa capacità di autonomia, ma al contrario espressione di coraggio.

«Ho imparato che mostrare a Marco il mio bisogno di essere importante per lui ha permesso a Marco di capire quanto la sua presenza e il suo supporto contassero per me» disse Anna, alla fine del percorso, questa volta senza acredine.

«Ho imparato che mostrare ad Anna quanto ero dispiaciuto del fatto di non sentirmi mai all’altezza delle sue aspettative di marito, ha permesso ad Anna di comprendere perché per me era così difficile dialogare con lei sentendomi sempre sbagliato», gli fece eco Marco, questa volta con le lacrime agli occhi.

Lucia Coco, psicoterapeuta di coppia Eft

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