Metti una sera a teatro con Elio Germano
Solitamente i regali di Natale sono spesso ripetitivi e tante volte ci imbarazziamo sulla eventuale nostra reazione sul gradimento o no. Quest’anno invece regalo gradito e originale da parte di un figlio: due posti al Teatro Ambra Jovinelli, storico Teatro di Roma dove hanno calcato le scene Raffaele Viviani, Ettore Petrolini e il principe De Curtis alias Totò. Ieri, data prevista dal biglietto dono, ci rechiamo nel foyer del teatro affollatissimo soprattutto di comitive giovani che preannuncia un tutto esaurito per vedere Paradiso XXXIII di e con Elio Germano e Theo Teardo. Un’ora di spettacolo senza che niente sia spiegato.
Dante Alighieri, nel 33esimo canto del Paradiso, si trova nell’impaccio dell’essere umano che prova a descrivere l’immenso, l’indicibile, prova a raccontare l’irraccontabile.
Questa “somma meraviglia” sarà messa in scena creando un’esperienza unica, quasi fisica per lo spettatore al cospetto dell’immensità. Elio Germano e Theo Teardo sono la voce e la musica per dire la bellezza e avvicinarsi al mistero, mostrando quello che non si potrà mai descrivere logicamente. Il 33esimo canto verrà attraversato parola per parola, accompagnato dalla musica dal vivo con strumenti di tutte le epoche e giochi sonori. Ogni parola del testo è accompagnata a sua volta dalle immagini e dagli effetti speciali di Simone Ferrari e Lulu Helbæk. Grazie alla loro esperienza, accadrà qualcosa di magico e meraviglioso, qualcosa di inspiegabile, fatto di riflessi e di luci, trascendendo qualsiasi concetto di teatro, concerto o rappresentazione dantesca.
L’attore e regista italiano Elio Germano non si discute, vincitore di molteplici premi, come il Prix d’interprètation masculine al Festival di Cannes, l’Orso d’argento come migliore attore al Festival di Berlino, un Nastro d’argento e tre David di Donatello. La sua voce e la sua fisicità molto evidenti con cui ad esempio è stato un convinto e convincente Nino Manfredi nella fiction Rai hanno accompagnato gli spettatori.
Estatico, sospeso, ma in fondo privo d’ogni retorica. Si avverte benissimo quanto il suo Dante, giunto alla conclusione dell’ideale suo cammino, sia sbigottito ed abbagliato di fronte alla visione dell’Altissimo Creatore. Elio Germano non recita, ma svela: i silenzi e le pause sopravanzano le parole, i respiri affannosi ben rendono quel senso di attonito stupore che il Poeta prova una volta messo di fronte all’Ineffabile.
Theo Teardo, compositore, musicista e sound designer, è uno dei più originali ed eclettici artisti nel panorama musicale europeo ed è stato il ricognitore sonoro curioso affianco alle modulazioni vocali di Elio Germano e sempre attento agli stimoli che vengono da altre forme artistiche.
Gran parte dell’azzardo di Paradiso XXXIII è venuta anche dai giochi d luci spesso stroboscopiche grazie a Lulu Helbæk e Simone Ferrari, direttori creativi di fama internazionale, sono riconosciuti per l’audacia e l’originalità della loro visione artistica. Attivi internazionalmente, hanno un’enorme esperienza nella creazione di spettacoli dal vivo tra cui quelli del Cirque du Soleil, cerimonie olimpiche, spettacoli teatrali, show televisivi, esperienze immersive e video.
Indubbiamente in certi momenti ti rendi conto benissimo di due cose: l’azzardo della rilettura recitativo musicale e scenografica dell’Opera voluta da Elio Germano, della sua bravura risaputa e confermata. L’inizio è completamente dedicato alla Figlia del suo Figlio, Maria. La luce che faceva fatica a primeggiare simboleggiava forse quella donna, Maria, che avrebbe sconfitto le tenebre che la caduta dall’Eden di Adamo ed Eva avevano causato al genere umano. La voce soffusa e quasi tremante di Germano, rafforzata dall’eco, presentava Maria che riporterà gli uomini dalla “valle di lacrime” alla luce piena dove l’amore, che muove il sole e le altre stelle, e di fronte a lui alla fine del suo viaggio dopo aver percorso l’Inferno e il Purgatorio.
A volte, piuttosto che immergerti in Paradiso, sembra entrare quasi in un incubo, anche un po’ infernale o quanto meno nel Purgatorio per essere sovrastato da flash di luci e suoni e risucchiato in un crescendo fino a essere stordirti. E travolti da raggi laser e luci psichedeliche dal bianco al grigio. Dove in una penombra ansiogena ci trovi, accovacciato su sé stesso, l’essere umano nel nucleo della Creazione, ma anche nell’Increato.