Mettere il futuro in mano ai giovani
Maria Voce (Emmaus) visita la Spagna. Un’esperienza di comunione e reciprocità, con uno spazio privilegiato per i giovani.
Nella seconda metà di gennaio è prevista la visita in Spagna di Maria Voce (Emmaus), presidente del Movimento dei focolari. Un giro con tappe a Barcellona, Siviglia e Madrid per salutare le diverse comunità… e un appuntamento tutto particolare coi giovani. Le abbiamo parlaro prima della partenza.
Emmaus, sono passati due anni e mezzo quasi da quando, nel luglio 2008, sei stata eletta presidente dei Focolari. C’è un prima e un dopo questa data?
«Chiara stessa definiva questo “secondo periodo” come “tempo di crescita, di maturità”, “tempo in cui tutto si svilupperà in estensione, si moltiplicherà e andrà anche in profondità”. Curare i rapporti, vivere “tutti per tutti” in un interesse e coinvolgimento reciproco che allarga gli orizzonti; queste le linee conduttrici che hanno orientato la vita dell’intero Movimento, che assumeva la sfida di portare avanti l’eredità di Chiara e ciò dipende da ciascuno di noi, nella diversità dei compiti e delle vocazioni. Questo si può attuare solo in quell’amore reciproco che garantisce la presenza di Gesù tra di noi: è Lui la Luce e la Guida che ci conduce verso l’attuazione di ciò per cui l’Opera è nata. Adesso ci viene in evidenza con una forza e con una attualità senza precedenti l’immenso patrimonio di luce che Dio ha dato a Chiara, e che ci chiama a vivere con sempre nuova radicalità. L’Opera è di Dio; Lui continuerà a portarla avanti e lo farà attraverso tutti noi, nella misura in cui siamo l’attuazione viva del carisma dell’unità».
In questi due anni hai avuto occasione di conoscere da vicino lo sviluppo delle comunità del Movimento in Africa e in Asia, oltre che in qualche paese europeo. Credi che questo sia un tuo compito specifico: far sentire la tua vicinanza?
«In tutti i posti in cui sono andata la cosa più bella è stata trovare la stessa realtà di famiglia; una nuova lingua, fisionomie nuove, ma era come una scoperta e dire: guarda, ho ancora questi fratelli, ho ancora queste sorelle; non li conoscevo, adesso li conosco. Sin dal mio primo viaggio in Africa, mi sono resa conto di quanto è importante conoscere in modo diretto ciò che il Movimento vive nei diversi contesti socio-culturali. È al contatto vivo con le comunità che si possono cogliere le specificità di ogni popolo, le ricchezze, come anche le problematiche, le potenzialità che potrebbero essere sviluppate… In Asia, ad esempio, ho colto quanto le culture millenarie di questo continente siano impregnate di valori di cui c’è un grande bisogno qui in Occidente, come la tolleranza, il rispetto per l’anzianità, la pazienza e quanto sia importante il dialogo interreligioso portato avanti dal Movimento. Ma è nella reciprocità che anche il mio ruolo di presidente ha senso e può esplicarsi. Mi è piaciuto quello che ha detto il Papa recentemente nel suo viaggio a Palermo, “Sono venuto per confermare, ma parto confermato”. È veramente la stessa esperienza di comunione che facciamo anche noi».
Cosa sono per te i rapporti con gli altri?
«Rapporto significa avere davanti l’altro, significa che la persona vale più di ogni altra cosa. È quello che chiedo a Dio di aiutarmi a vivere ogni giorno, con chiunque, in qualsiasi circostanza. Significa attenzione, capacità di ascolto, di spostare la propria idea, di entrare “nell’altro”. E ancora grande apertura, piena comunione di quanto si è e si possiede. Chiara ci ha insegnato a rispecchiarci nella Trinità, dove il rapporto è dono totale e completo di sè per far essere l’Altro: Amore. Questo stesso amore può plasmare anche i nostri rapporti, a tutti i livelli».
A settembre abbiamo assistito alla beatificazione di Chiara “Luce” Badano, una ragazza cresciuta e nutrita dalla spiritualità di Chiara Lubich. Quel giorno, cosa hai provato?
«Al Santuario del Divino Amore, nel ringraziare i celebranti della bellissima Messa di beatificazione ho parlato di “momento storico”. Era questo che mi emozionava, non era timore! Con questa beatificazione la Chiesa ci dice: Sì, questo carisma porta le persone che lo vivono a farsi sante. Lo sapevamo, ma ora la Chiesa indicava in Chiara Luce un frutto maturo di questa spiritualità, e lo mostrava non solo al Movimento, ma a tutti i cristiani e a tutta l’umanità. Una grandissima gioia è stata anche sentire che il Papa, a Palermo, in Sicilia, qualche giorno dopo la beatificazione, ha presentato Chiara Luce ai giovani e alle famiglie, invitando a conoscere il “messaggio stupendo” della sua pur breve vita, ed ha parlato della sua santità come frutto del cammino compiuto assieme ai suoi genitori, ai suoi amici, nella parrocchia, nella diocesi e nel Movimento dei focolari… Ci è sembrato che il Papa riconoscesse proprio una santità, ricercata e raggiunta non da soli, ma in cordata coi fratelli».
La notizia della beatificazione é rimasta per giorni nella homepage della Giornata mondiale della gioventù di Madrid 2011. Ecco uno dei “commenti”: “in un mondo così caotico, questo esempio mi dà speranza di vita ed una ragione per credere che Dio è vero”. Che te ne pare?
«Nel disorientamento generale di quest’epoca emerge, specialmente nei giovani, un desiderio di verità e di ideali grandi per cui giocarsi la vita. E in Chiara Luce hanno trovato una di loro che ce l’ha fatta, senza fare niente di straordinario, ma nel sì quotidiano a quello che Dio le chiedeva. I giovani sanno giocarsi fino in fondo, se trovano qualcuno che sa presentare loro ideali grandi, e in Chiara Luce vedono un esempio imitabile, anche perché questo viaggio affascinante lo compiamo essendo l’uno per l’altro sostegno e ristoro».
Otto anni fa Chiara visitò la Spagna. La sua consegna ai membri del Movimento fu quella d’impegnarsi nel costruire l’unità, un’unità capace di tener conto e contenere le forti diversità sociali e culturali esistenti. Hai in mente qualcosa al riguardo?
«Se l’unità della famiglia umana è l’orizzonte che abbiamo davanti, mi sembra che quella consegna è valida oggi, come, e più di allora. Lo stesso papa Benedetto XVI, recentemente, congedandosi dalla Spagna, ha invitato tutti a vivere “come una sola famiglia”, abbracciando idealmente “tutti gli spagnoli, senza eccezione alcuna, e tanti altri che vivono in mezzo a voi senza essere nati qui”. Le particolarità culturali temono di essere fagocitate in un mondo che si fa sempre più globale. Le nostre società europee ormai multiculturali e multireligiose si sentono sempre più minacciate nella loro identità. Perché invece non vedere in questo dinamismo una sfida, un’opportunità per far posto ad un nuovo mondo che sta nascendo? Ognuno ha un contributo da dare, la propria ricchezza da offrire e da comporre in armonia con le altre. In Europa possiamo mostrare la vitalità delle radici cristiane mettendo in atto proprio quell’amore che abbatte i muri tra “uguali” e “diversi”, tra amici e nemici, quell’amore evangelico capace di creare ovunque spazi di fraternità. E lo possiamo sperimentare subito, vivendo gomito a gomito, tra gente di ogni colore, cultura, religione che incrociamo nelle nostre città. Solo così l’Europa potrà ancora essere protagonista in quel mondo, che nonostante conflitti e tensioni, corre verso l’unità».
Nel programma del tuo tour in Spagna c’è un appuntamento particolare coi giovani. Perché hai scelto loro in uno dei paesi più “vecchi” del mondo?
«Se la Spagna è uno dei Paesi più “vecchi”, sono proprio i giovani che possono rendere visibile la speranza di cui c’è bisogno! Se si crede in loro e si dà fiducia e responsabilità, sanno tirar fuori delle potenzialità inaspettate. Credo che è solo insieme, giovani e adulti, che possiamo costruire quel mondo più fraterno a cui aspiriamo. Quindi mettere nelle loro mani il futuro già da ora, lavorare insieme, con passione ed entusiasmo».
Cosa vuoi trasmettere ai giovani? Il tuo sarà un contributo alla preparazione dell’incontro dei giovani col Papa durante la Gmg?
«Vorrei dare ai giovani la bellezza e la gioia di spendere la vita per grandi ideali! Mostrare il fascino della sfida a puntare in alto, a farsi santi: è lì la felicità e la piena realizzazione di ogni loro aspirazione! Dio chiede cose grandi perché Lui è grande e non si contenta di poco, però offre la sua grazia per vivere quanto chiede. E poi vorrei dire loro che sì, può sembrare un’impresa inaccessibile se si è isolati, ma insieme diventa possibile. E vale la pena! La Gmg è un appuntamento che attendiamo con gioia e a cui parteciperanno anche tanti giovani del Movimento, da tutto il mondo. Insieme a tutti gli altri vorremmo offrire la testimonianza di persone solide, radicate nella fede e nell’amore, in Gesù, come ci invita il Papa nel suo messaggio. Che poi, questo mio incontro con i giovani possa essere un contributo per la Gmg, mi dà gioia, anche se non è questo lo scopo diretto per il quale lo abbiamo programmato».