“Il metodo Catalanotti”, l’ultimo Montalbano?
La domanda era sulla bocca di tutti. Prevedendo che anche Montalbano non è eterno, si spegneranno definitivamente per il Commissario più famoso d’Italia, le luci della scena dopo l’ultimo film tv, Il metodo Catalanotti tratto dal romanzo di Andrea Camilleri, che andrà in onda l’8 marzo su Rai1? Domanda più che lecita considerando che dopo la morte dello scrittore siciliano avvenuta nel luglio del 2019, i suoi racconti sulle indagini del celebre e amato personaggio letterario si sono esauriti (rimane l’ultimo, Riccardino, scritto nel 2007, custodito gelosamente per qualche tempo in cassaforte dall’editore Sellerio, del quale non sappiamo se da parte di Palomar e di Rai Fiction si troverà un accordo per chiudere il ciclo televisivo, ma di certo non la fine di un mito). La questione rimane aperta. Lo ha precisato, in conferenza stampa via zoom, Carlo Degli Esposti, produttore della fortunata serie tv: «Aspettiamo la fine del Covid che ci impedisce ancor oggi di tornare sul set con tranquillità e concentrazione, e solo dopo prenderemo una decisione sul futuro».
Con Il metodo Catalanotti sono ben 37 i film finora prodotti e portati sullo schermo, non solo in Italia ma venduti anche all’estero in più di 40 Paesi. Un numero quasi da Guinness dei primati per una serie durata oltre 20 anni durante i quali abbiamo ormai assimilato il volto del celebre personaggio creato dalla mente di Camilleri, a quello di Luca Zingaretti. Per la terza volta il noto attore ha dovuto prendere in mano il timone anche della regia dopo la scomparsa del regista storico Alberto Sironi al quale si è aggiunto, purtroppo, poco tempo dopo, lo scenografo Luciano Ricceri. «Soprattutto con Sironi e Ricceri eravamo complici, compagni di trincea – interviene Zingaretti –. Un anno fa avevo detto che non sapevo se avrei avuto voglia di tornare sul set senza i miei punti di riferimento, e ora non posso che dire la stessa cosa perché quest’anno è stato segnato da tante cose ma, soprattutto, il tempo si è fermato e non abbiamo potuto elaborare il lutto. Quando la vita ricomincerà a correre vedremo. Da parte mia non c’è alcuna stanchezza».
Intanto godiamoci il nuovo episodio che presenta una grande novità. L’integerrimo Montalbano sarà travolto dalla passione per una giovane collega della scientifica (l’attrice Greta Scarano) al punto tale da mettere in crisi tutto il suo sistema: è disposto a chiedere il congedo e, persino, a licenziarsi e lasciare l’amata Livia. Questo stravolgimento, che non sappiamo come si svilupperà, avverrà sullo sfondo di una complicata indagine: l’assassinio di Carmelo Catalanotti (interpretato da Carlo Cartier) pugnalato al petto, omicidio che presenta subito qualcosa di strano. Si scoprirà, infatti, che la vittima non era solo un usuraio, ma anzitutto un originale artista con una compagnia di teatro amatoriale, una sorta di guru – geniale, ma anche crudele e sadico – per buona parte dei suoi affiliati letteralmente invasati dalla passione per il teatro. Montalbano si renderà conto che proprio nella sua concezione dell’arte tragica e del suo personalissimo e inquietante “Metodo”, c’è la soluzione del mistero della sua morte.
«In questo romanzo Camilleri opera una sorta di tradimento nei confronti del suo personaggio – spiega Zingaretti –. Per tanti anni, ci ha abituato a un uomo che teneva tantissimo alle sue nuotate mattutine, al suo lavoro, alla sua Sicilia e alla sua Livia, che se è vero che abitava lontano da lui, a Genova, era un punto di approdo sempre. Qui, sovverte tutto, come se Cappuccetto Rosso andasse a fare una rapina in banca. Per tradurre i romanzi in tv abbiamo adottato uno stile da commedia dell’arte, con uno stilema di recitazione che, se adottati in un altro film, sarebbero impensabili». E aggiunge: «Ne Il metodo Catalanotti, forse perché Camilleri presagiva la sua fine, lo ha infarcito di tutta una serie di temi che abbiamo apprezzato nella scrittura “camilleriana”, e che ora si trovano tutti insieme: fra questi anche il teatro – passione che ha sempre avuto – con l’eterno dilemma pirandelliano dello sdoppiamento dell’io e se sia più vera la realtà o la fantasia, la vecchiaia e il suo eterno tentativo di ghermire la giovinezza, la tragedia e il “tragediare” proprio della cultura siciliana. È come se fosse una sorta di testamento. In questo romanzo Andrea ci diletta con trovate e aneddoti del suo inesauribile bagaglio, disegnando dei personaggi indimenticabili. Credo che questo episodio resterà nella memoria di tutti».
Alla domanda cosa abbia regalato di sé stesso a Montalbano, Zingaretti risponde: «I capelli! A parte gli scherzi, credo di avergli dato tanto delle mie capacità professionali e anche qualcosa dei miei difetti umani. Quando lessi per la prima volta un romanzo di Camilleri, che avevo comprato per simpatia perché lo conoscevo dai tempi dell’Accademia Silvio D’Amico, fu amore a prima vista. Da attore capivo che era un personaggio meraviglioso da raccontare perché è pieno di chiaroscuri e aveva un autore dietro che, attraverso di lui, raccontava la sua visione del mondo. Ho amato Montalbano perché, come si dice, “è de coccio”. Mi piace la sua integrità». Come sempre, accanto a Montalbano ci saranno i fedelissimi Mimì Augello (Cesare Bocci), Fazio (Peppino Mazzotta) e Catarella (Angelo Russo).