Messina-Eritrea Una catena di solidarietà
MESSINA-ERITREA Una catena di solidarietà La storia ha inizio ad Asmara, in Eritrea, quando una bambina di nove anni viene adottata a distanza, assieme al fratellino di cinque anni, da Concetta e Pino Motta di Sant’Agata Militello. La piccola scrive alla famiglia sostenitrice che Noad, il fratellino, ha una malattia agli occhi e rischia di perdere la vista. Occorrerebbe un intervento, ma nell’ospedale eritreo non sono in grado di eseguirlo. I Motta, a loro volta, si indirizzano ad una delle tante istituzioni benefiche che pullulano in Italia, portando avanti una miriade di piccole e grandi iniziative assistenziali. È l’associazione Onlus Gocce d’amore di Messina, che attraverso il suo presidente, il dott. Manlio d’Andrea, prende contatto con il reparto di oculistica dell’Istituto ortopedico del Mezzogiorno d’Italia di Ganzirri. Si mette in moto una catena di solidarietà intorno al piccolo Naod e alla sua mamma, che lo accompagnerà in Italia. Trattative con l’ambasciata italiana in Eritrea per il visto sanitario, adempienze varie. Nessuno immagina quanti permessi e controlli siano necessari per far venire un bambino straniero in Italia. La madre viene accolta dalla famiglia Motta con squisita ospitalità, mentre attorno al bambino si prodigano medici ed infermieri, che gli mettono accanto sorella Aziev, una religiosa eritrea che parla il tigrino. Con grande emozione, l’intervento riesce perfettamente. Ora Naod, tornato in Eritrea, potrà giocare e correre come gli altri bambini della sua età. BRASILE Da indigente a imperatrice Renata è l’ultima di sette figli di una famiglia di Luiziapolis, un paesino all’interno dello Stato di Alagoas nel Nordest, dove il tasso di disoccupazione è molto alto; la gente sopravvive grazie alla monocoltura della canna da zucchero, soggetta alle oscillazioni del mercato internazionale. Aveva trovato lavoro ancora adolescente in un ufficio contabile, ma il suo stipendio era appena sufficiente per non morire letteralmente di fame. Il suo riscatto dall’indigenza, ed anche il suo sviluppo spirituale ed umano, sono iniziati quando, con l’aiuto del progetto di Economia di Comunione, ha potuto sostenere le spese di viaggio per andare a studiare a Maceiò. Renata è riuscita a completare la scuola secondaria ed anche a seguire un corso per la programmazione e manutenzione dei computer. Tornata a Luziapolis, ha messo a frutto le competenze acquisite dando lezioni di informatica ai giovani del suo paese. È nata così la Rm Informatica, la prima scuola del genere a Luiziapolis. Attualmente l’azienda si è allargata, dando lavoro ad altri collaboratori, ed offrendo a molti giovani l’opportunità di inventarsi una professione. La vita dell’azienda non è stata sempre facile, soprattutto quando la concorrenza si è fatta sentire. Ma la scuola di Renata rimane la più ricercata.